Non è trascorso neanche un mese dal voto Siciliano, eppure tutto sembra così lontano. Siamo passati da zero a cento in ventiquattro ore, siamo passati dall’essere i populisti ed incapaci della politica al primo partito in Sicilia.
Improvvisamente siamo noi la prima linea del Movimento, adesso tutti guardano alla Trinacria come nuova frontiera del cambiamento in Italia ed Europa.
Come è stato già detto e ridetto, se cambia la Sicilia cambia l’Italia, e di conseguenza tutto il “vecchio continente”. Spesso nella storia tutto è originato dal basso, sia socialmente che geograficamente.
Basti pensare ai moti del 1848, scoppiati a Palermo e in poco tempo diffusi in tutta Europa, dando vita alla cosiddetta “La primavera dei Popoli”.
Siamo quindi chiamati a gestire una grande responsabilità, quella che da anni abbiamo chiesto e che adesso il voto democratico (esiste ancora) ci ha concesso. I nostri 15 portavoce saranno all’altezza del ruolo che gli è stato dato, ma non dimentichiamoci che questo non è un traguardo, ma solo l’inizio di un percorso che da qui a pochi mesi ci porterà a Roma e poi nei tanti comuni della penisola.
Come dobbiamo comportarci da oggi?
Credo, ed è mio parere, che il Movimento si trovi in una fase delicata della sua crescita. Qualcosa indubbiamente è cambiato. Da oggi occorre affrontare il futuro con un’organizzazione diversa da quella che ci ha portati alla vittoria. Trasformarci in un partito – come prevedono in tanti – sarebbe la nostra rovina.
La sfida è dunque ardua: diventare un soggetto politico ma senza perdere le nostre caratteristiche originarie. Nessun passo avanti si potrà fare se dimentichiamo le nostre origini, ed è per questo che il Movimento deve camminare a due velocità: da un lato abbiamo i 15 ed il loro quotidiano lavoro all’ARS; ma dall’altro dobbiamo da subito ritornare nelle piazze, dobbiamo aprire i nostri gazebo e parlare alla gente, perché questo è quello che sappiamo fare meglio degli altri, essere cittadini fra i cittadini. Dobbiamo ricominciare dal basso, dai quartieri, dagli incontri nelle sedi autofinanziate, dalle raccolte firme e da tutto quello che fa di noi il Movimento 5 Stelle.
Solo se restiamo fedeli alle nostri origini saremo capaci di evolverci in modo sano, senza cadere nei tranelli della vecchia politica che adesso ci corteggia e tenta di corromperci.
Ma non ci sono solo le due velocità di cui vi ho parlato, c’è anche una nuova sfida che va subito affrontata: le elezioni nazionali. Fra cinque mesi saremo chiamati al voto, e sappiamo bene che mai quanto adesso le sorti della nazione sono appese ad un fil di lana. La “battaglia elettorale” è già iniziata, la Casta sta partorendo una legge contro di noi, in barba alla democrazia ed al volere del popolo. Noi non possiamo farci trovare impreparati, e fin da subito dobbiamo pianificare il lavoro per questi mesi che ci attendono. Il vento e la storia sono dalla nostra parte.
Adesso ci viene offerta quell’opportunità che da anni rivendichiamo. Sta a noi dimostrare che oltre alle parole c’è dell’altro. Sta a noi dimostrare che il Movimento può davvero cambiare il paese. Su come fare, troveremo come sempre la quadratura del cerchio, per ora dobbiamo solo stare all’erta senza allentare la morsa. Le elezioni Siciliane sono solo l’inizio di una lunga cavalcata che
si concluderà nel 2013.
Restiamo uniti e restiamo pronti, il bello (come dice Obama) deve ancora venire.
Di Luciano Zaami
1 commento
mi sembra prematuro cantare vittoria poiche’in Sicilia avrete a che fare con gran gran parte di deputati del vecchio sistema. e questo la dice lunga sul da farsi.in ogni caso in bocca ai lupi.