Nel 1860 venne chiesto alla Sicilia, che già vantava e applicava una propria costituzione dal 1812, di essere annessa al Regno d’Italia tramite un plebiscito svoltosi nelle seguenti modalità: i cittadini siciliani si recarono alle urne dove, davanti ad un tavolo su cui incombeva la presenza di due carabinieri piemontesi armati di fucile (in un periodo in cui l’isola era stata straziata con carneficine di dissidenti), dovettero scegliere tra due fogli su cui era scritto “SI” o “NO”. Sempre davanti i due gendarmi dovettero inserirlo in una delle due urne relativamente alla preferenza che intendevano dare. Il risultato di queste votazioni vide sul 99,8% dei foglietti la parola “SI”, in favore all’annessione al Regno d’Italia con capitale Torino.
Dall’unificazione derivò una crisi economica che investì i territori del sud con un conseguente depauperamento di risorse e riserve di denaro accompagnato da rivolte ed emigrazione di massa. I feudatari dell’isola, in tacito accordo con il governo centrale, ebbero dunque l’occasione per recuperare il potere perduto nel periodo borbonico controllando e sedando il malcontento civile per mezzo dei campieri (‘picciotti’ senza scrupoli che uccidevano chiunque andasse contro i loro ordini) a cui venne affidato il controllo delle terre.
I campieri iniziarono anche ad arricchirsi esigendo una parte del ricavato dei propri padroni. Si crearono così le basi per un efficace sodalizio con cui campieri, latifondisti/nobili e Stato centrale potevano fare affari, controllare e ottenere gratuitamente i sacrifici del popolo, indirizzato sempre più verso la miseria e un abbandono totale da parte delle istituzioni.
La Sicilia, praticamente colonizzata, tornò di nuovo a desiderare l’indipendenza. La volontà generale fu così forte da produrre, durante la seconda guerra mondiale, un vero e proprio Movimento per l’Indipendenza della Sicilia (MIS) e un Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS) di cui fecero parte studenti, operai ed intellettuali.
L’operato di questi due movimenti, terminata la grande guerra, obbligò il re della penisola ad accettare le richieste di un intero popolo stanco di obbedire a capo chino (l’anno dopo il MIS avrebbe ricevuto in Sicilia più di 170.000 voti.) Alla fine ci si accontentò della semplice Autonomia, vale a dire di un’indipendenza vera e propria ma limitata dalla condivisione con il governo italiano della politica estera e della difesa. Autonomia riconosciuta per legge con uno Statuto Speciale Autonomo nato il 15 maggio ’46 e successivamente inserito nella costituzione nel 1948.
Questa forma di indipendenza limitata esiste ancora oggi, malgrado quasi nessuno ne sia a conoscenza e malgrado non sia stata mai applicata. Ma perché nessuno ne è a conoscenza?
Lo Stato, al contrario di quanto voleva lo Statuto, doveva continuare ad arricchirsi. Qui i campieri poterono rendere il favore a chi aveva concesso loro di impadronirsi del territorio aprendo un’infinita serie di accordi sottobanco, insabbiamenti, favori, denaro, omicidi, morte. Nelle istituzioni, fino ai giorni nostri.
Coercizioni e illegalità vennero sempre premiate con favori. La Sicilia continuava ad essere una colonia che arricchiva lo Stato con il suo popolo, considerato come elemosinatore quando invece aveva il diritto e lo strumento per poter rinascere e per riprendersi la perduta e martoriata dignità. Uno strumento ben celato.
Tangenti, estorsioni, associazione mafiosa, non bastarono per arrestare i criminali, liberi per prescrizione o immunità parlamentare; criminali, ancora una volta, difesi dalla legge italiana. Ma Perché? Perché lo Stato difende, fa arricchire e premia i criminali? Perché li mette in Parlamento, a votare le leggi, e a capo della Regione Siciliana? Perché un criminale dev’essere pagato per dire al popolo cosa sia legale?
Tutto appare decisamente più chiaro se, finalmente, ci vengono mostrati alcuni articoli dello Statuto:
Art.14, la Sicilia ha diritto di legislazione esclusiva in quasi tutte le materie; Art.37, le imprese che lavorano e guadagnano in territorio siciliano sono obbligate a pagare una tassa alla Regione; Art.38, lo Stato deve un contributo annuale di solidarietà alla Sicilia per il disavanzo strutturale in cui l’isola è piombata dopo l’Unità.
Allora, solo dopo aver letto per la prima volta quello che c’è scritto davvero nello Statuto e dopo aver studiato un attimo la storia di tutti i politici criminali che ci hanno governato e che alla prima occasione ci hanno svenduto al miglior offerente, abbandonando anche i loro storici amici mafiosi a cui hanno voltato le spalle adesso che non servono più, si capirà che il problema non è il nostro Statuto/Costituzione per cui i nostri avi hanno combattuto al fine di lasciarci uno strumento di sana ricchezza, ma che, forse, la colpa è di un’indegna classe politica che deve essere completamente sostituita, ma che prima dovrà restituire alla Sicilia tutti i beni che le ha sottratto.
Salvatore Lanzafame – M5S Palermo
11 commenti
sig Lanzafame andiamo maluccio in storia contemporanea e storia economica..eh???
“Dall’unificazione derivò una crisi economica che investì i territori del sud con un conseguente depauperamento di risorse e riserve di denaro accompagnato da rivolte ed emigrazione di massa”.
Questa sua osservazioen non è suffragata da nessuna, ripeto NESSUNA, analisi di storia economica e/o di storia moderna o contemporanea. Anzi le statistiche ci dicono che la povertà era diffusa nel meridione pre-unitario (vedi statistiche su mortalità, delinquenza e indicatori economici), così come in molte parti del centro-Nord. Il divario aumentò, in modo considerevole, con il fascismo e con il boom economico. D’altronde gli storici e gli economisti sono d’accordo sul valore di questi dati.
“I campieri iniziarono anche ad arricchirsi esigendo una parte del ricavato dei propri padroni. Si crearono così le basi per un efficace sodalizio con cui campieri, latifondisti/nobili e Stato centrale”.
Anche qui, la invito a studiare di più e meglio…far risalire l’attività dei campieri alla nascita dello Stato unitario è un altro errore.
“….Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia (EVIS) di cui fecero parte studenti, operai ed intellettuali”. Questa poi è buona! L’EVIS, colpevole di efferati delitti e composto anche da rinomati e acclarati mafiosi…spacciato per un esercito formato da intellettuali e studenti è veramente surreale. Un insulto alla storia.
La invito ad aggiornare, e a migliorare, le sue fonti di storia economica e contemporanea.
A Lettore.
Ti consiglio la lettura del libro “terroni” di Pino Aprile, noto storico meridionalista per illuminare la tua “cultura” prima di sentenziare a sproposito!!!
eccone un altro….egregio sig. Gioele, a quanto ne so io, il sig. Pino Aprile non insegna in nessuna università. Dovrebbe essere un giornalista (se ricordo bene un tempo si occupava di nautica….), insomma, anche a LEI consiglio qualche buon manuale di storia economica (o di storia contemporanea). Anzi, visto che ci siamo le consiglio un recente e interessantissimo lavoro dell’ufficio studi della Banca d’Italia sulle condizioni economiche del Sud Italia, anche in comparazione col centro e col Nord, nel corso dell’Ottocento e del Novecento (per inciso, molto ben fatto). Là siamo su lavori scientifici, se invece mi parla di propaganda meridionalista e/o di giornalismo…beh..allora mi dispiace ma non ci siamo proprio.
Caro Lettore (anonimo),
ti ringrazio per le critiche perché anche da questo si comprende meglio quali siano i settori in cui la gente è meno preparata e dove, dunque, occorre insistere per colmare le lacune.
Ti inviterei, come consiglio personale, però ad essere un pò più umile e aperto di mente, e non per la mia laurea in storia, bensì perché mi chiedo come mai partecipi a (o fai parte di) un MoVimento che ha nella sua agenda la valorizzazione delle autonomie regionali se poi le attacchi.
Sii più propositivo, se il tuo intento è migliorare la condizione della Sicilia, se poi sei un infiltrato o un ‘bacchettone’ credo che tu abbia sbagliato sito, dato che come hai visto c’è gente che con titoli ed autori ti mette a tacere un attimo dopo.
Lo faccio anche per te, perché tu non venga nuovamente schernito. Saluti.
Dott. Salvatore Lanzafame, candidato alla Camera dei Deputati con il MoVimento 5 stelle.
Non voglio alimentare sterili polemiche col “lettore”, tuttavia, nell’interesse dei siciliani, spero che i cittadiniM5S e i loro rappresentanti vengano più informati sullo Statuto che , al di la di ogni considerazione, resta un oggetto misterioso ANCHE per i siciliani
Pubblichiamo e commentiamo articolo per articolo
Gli anonimi non meritano risposta ma, per amore alla verità, fornisco alcuni dati, la cui fonte è l’ISTAT:
– Confronto dati relativi alla mortalità infantile (decessi per 1000 nati vivi durante il 1° mese) nelle regioni italiane tra fine Ottocento e primo Novecento. La minore mortalità è rilevata in Sardegna, Campania e in Sicilia; la maggiore (più del doppio!) in Veneto ed in Emilia.
Regione periodo: 1863-1870 ( periodo: 1921-1930)
Piemonte 120,7 (38,0)
Lombardia 122,0 (42,3)
Veneto* 165,2 (38,5)
Liguria 87,2 (32,9)
Emilia 140,2 (46,2)
Toscana 95,8 (36,4)
Umbria 128,5 (42,1)
Marche 137,0 (43,6)
Lazio** 85,9 (31,9)
Abruzzi 70,2 (45,0)
Campania 65,0 (37,7)
Puglia 73,4 (41,8)
Basilicata 83,5 (44,6)
Calabria 77,2 (37,7)
Sicilia 68,3 (36,0)
Sardegna 58,5 (34,1)
Italia 100,3 (39,5)
Fonte: ISTAT 1975
*primo periodo: 1867-70
** primo periodo: 1872-80
Chiunque può trovare in rete (http://it.wikipedia.org/wiki/File:%C3%89migration_italienne_par_r%C3%A9gions_1876-1915.jpg)
i numeri sull’emigrazione (fenomeno sconosciuto alla Sicilia prima dell’Unità d’Italia) e sulla ricchezza del Regno delle Due Sicilie, sia per quanto riguarda lo Stato che per quanto riguarda i cittadini, comparata a quella del resto degli stati della penisola e dei suoi abitanti.
Infine, un dato non da poco: la speranza di vita più alta alla nascita (superiore ai 32 anni, quando la media italiana era di 30 anni e mezzo) la avevano proprio i siciliani.
Tutti questi dati vorranno pur dire qualcosa…
Caro dott. Lanzafame,
mi fa molto piacere che lei (facciamo tu?) sia laureato in Storia (ma che Storia? Romana? Medievale? Moderna? Contemporanea? In quale università e con quale relatore? E il tuo relatore sa che scrivi articoli come quelli che ho appena letto???). Francamente trovo singolare che un laureato in storia scriva le cose che Tu ha scritto….le avrei immaginate da un avvocato-politico, da un giornalista-scrittore, da un nullafacente-pseudo intellettuale…ma non da un tecnico….anche se forse, la semplice laurea non trasforma lo studente in un tecnico.
In ogni caso….avrei voluto conoscere le tue fonti per le cose da te sostenute, che stravolgono l’intera storiografia siciliana e italiana! Come se in venissero, in fisica, confutati i principi della termodinamica. Come se i giganti della storiografia siciliana…nonchè padri nobili….chessò…Romeo, Manacorda, Giarrizzo….non fossero esistiti o avessero detto delle castronerie…come se altri storici come Mack Smith o Pescosolido non avessero detto nulla…o come se la nuova generazione di storici, valorizzata in campo nazionale e mondiale, non avesse pubblicato nulla.
Caro Salvatore Lanzafame, laureato in storia, sostenendo che la crisi economica della Sicilia nasce con l’unità d’Italia e che l’EVIS fosse un esercito di studenti ed intellettuali (così, en passant, il feroce bandito Giuliano, autore di terribili omicidi e stragi, come Portella della Ginestra, era un colonnello dell’EVIS…ma te ne potrei citare un’altra decina…) sono cose talmente al di fuori della storiografia che avrebbero bisogno di fonti, studi e analisi approfondite, discusse e verificate. Un pò come se inventassi unaa nuova teoria della relatività…a dispetto di quello che dicono tutti i fisici (ma non magari qualche giornalista, qualche avvocato, o qualche politico interessato…).
In ogni caso, ti auguro le migliori fortune per le elezioni.
Gentili Genchi e Gioele,
come ho fatto per Lanzafame, piuttosto che dilungarmi in lunghe e scientifiche analisi storiche ed economiche,che in questa sede, mi sembrano fuori luogo, vi invito a studiarvi la storiografia siciliana che, dopo il celebre “Risorgiomento in Sicilia” di Romeo, é diventata, nell’analisi della questione meridionale, molto approfondita e di qualità. E altamente riconosciuta in ambito nazionale e internazionale.
Certo, se per voi il parere dei tecnici vale solo per la questione dei rifiuti o per l’economia globale, e non per la storia, trattata come una materia nella quale “il primo che si alza può confutare qualsiasi tesi approfondita dagli storici in anni e anni di studi e confronti”…beh…in questo caso c’è poco da fare.
Cordiali saluti
il lettore
Ah ah, Mack Smith?
Caro Lettore (anonimo), vedi, ti risponderò perché mi fai tenerezza. I dati della banca d’Italia post-unitari potrebbero valere quanto i video che faceva fare Hitler nei lager, non prendere per oro colato tutto ciò che leggi, ci vuole sempre un’analisi più approfondita dietro.
Non basta copiare un elenco di autori che sostengono le tue tesi e buttarlo giù così. Se avessi letto davvero i loro libri avresti capito che si trattava ad es. di testi che, appoggiati dalla DC degli anni ’70 (per intenderci quella che in Sicilia faceva governare Ciancimino e tutti i mafiosi che uccidevano e che distruggevano le ville liberty di Palermo per riciclare denaro sporco), servivano da propaganda politica e pre-europeista. Poi citi anche un bravo scrittore come Romeo, ma è normale che una persona cresciuta nella scuola fascista (una lingua, una dittatura, un duce che governa per tutti) non possa ben conoscere lo Statuto e la storia post-unitaria (anche perché quasi tutti i libri che ne parlavano erano stati bruciati).
Non me ne volere se non risponderò ad altri interventi ma credimi che ho tanto lavoro da fare. Se vuoi seguire il mio consiglio aggiornati un pò con nuovi testi e sui temi che anche Grillo sostiene. Se poi sei realmente interessato all’argomento e non vuoi soltanto criticare, riporta il tuo nome e la tua e-mail e continueremo il confronto. Buone cose.
Dott. Salvatore Lanzafame
Lassamu pérdiri, chissu – ca non s’arrìsica a mittiricci la facci, ammucciànnusi darreri l’anonimatu – mancu sapi ca lu capu di l’EVIS, Antonio Canepa, era un professuri universitariu… O forsi lu sapi ma havi a fari lu so travagghiu…
Sì, lassàmulu pèrdiri…
Il nostro lettore si riferisce a “fatti” scrupolosamente riportati da coloro che con una mano scrivevano a con l’altra uccidevano tutti coloro che capitavano a tiro……..ma che valenza puo avere quello che hanno scritto 4 mercenari al soldo di un pedofilo di un aspirante rivoluzionario agli ordini di un re che ambiva soltanto a depredare i ben pasciuti forzieri del Sud……..lo stesso sud che nel periodo in questione aveva la flotta commerciale + grande del mondo,le cui navi ridicolizzavano i quelle britanniche che non riuscivano a competere……..la storia si sa viene scritta dai vincitori,in questo caso non si puo parlare di vincitori,perchè non fu una guerra vera e propria ma un’aggressione barbarica ai danni di un popolo sovrano ricco e pacifico che viveva in una terra bella e rigogliosa,
svariati secoli di storia e cultura cancellati dall’ingordigia e dalla depravazione di una classe dirigente abbietta e guerrafondaia.