Presentato all’Ars l’atto che mira ad impegnare il governo alla retromarcia e ad adottare ogni misura affinché le concessioni tengano conto del rispetto dell’ambiente e della proporzionalità tra lo spazio occupato dagli stabilimenti e quello di libera fruizione.
Cancelleri: “Non si può affossare un settore che invece va rilanciato”.
“No al decreto che aumenta del seicento per cento i canoni per la concessione del demanio marittimo”.
Per sbarrare la strada all’atto, il Movimento 5 stelle ha presentato una mozione all’Ars.
“Il ritiro del decreto – afferma il capogruppo Giancarlo Cancelleri, primo firmatario della mozione – è un atto semplice, ma doveroso. Non si può affossare un settore che ha invece bisogno di aiuto. Nelle prossime settimane avvieremo un tavolo tecnico con gli operatori del settore per rivedere la legge regionale”. “È insensato – afferma il deputato M5S, Angela Foti – fare un provvedimento del genere senza tenere in considerazione le parti in causa. Si faccia una legge organica che tenga conto delle peculiarità devi vari soggetti coinvolti, ai quali lo stesso assessore Lo Bello ha fatto riferimento nel corso del suo intervento in aula di qualche giorno fa. Il decreto, tra l’altro, arriva nel momento sbagliato, quando le imprese sono già boccheggianti per la crisi”.
Il provvedimento governativo, secondo la mozione, rischierebbe di cancellare centinaia di micro e piccole aziende e posti di lavoro, spazzando via un’offerta turistica di qualità che non riguarda solo stabilimenti balneari, ma anche alberghi, ristoranti, campeggi, e tante altre realtà imprenditoriali.
Secondo una tabella riportata nella mozione i canoni applicati in Sicilia sono perfettamente in linea con quelli nazionali.
Nel rispetto dei principi del Movimento, la mozione mira a salvaguardare l’ambiente, impegnando il governo “ad adottare ogni utile iniziativa affinché la disciplina delle concessioni tenga conto dei principi di tutela ambientale e paesaggistica, anche in considerazione del rispetto della proporzionalità tra spazio liberamente fruibile e spazio utilizzato dagli stabilimenti balneari, nonché del rispetto delle norme sulla concorrenza, così come stabilito dalla direttiva Bolkenstein”.
2 commenti
I canoni di concessione in Sicilia sono inadeguati, soprattutto in considerazione della elevatissima evasione fiscale.
L’adeguamento proposto, anche se apparentemente esagerato, dovrebbe servire a compensare l’infedentà fiscale
non conosco il sistema in Sicilia, ma conosco molto bene quello romagnolo qui uno stabilimento balneare di 3.000,00 mq paga di canone 4.000,00 euro di canone annuo con annesso ristorante, bar e attività varie, in un sabato come oggi a Cervia provincia di RA uno stabilimento balneare di quelle dimensioni fra ombrelloni, lettini, cabine, ristorante, bar incassa dai 15 ai 20.000,00 euro questi sono dei privilegiati consideri che un ristorante fuori dalla spiaggia paga di affitto fino a 100.000,00 euro annui, e voi pensate che quelle siano imprese in crisi, in crisi c’è il commercio. gli artigiani,i ristoranti che chiudono a centinaia di migliaia ogni anno, vi risulta che in ottomila km di spiaggia in Italia abbia mai chiuso uno stabilimento balneare, l’aumento del 600% è il minimo che si possa fare, i soldi a chi li debbono chiedere ai pensionati o ai disoccupati?? piuttosto sarebbe cosa giusta proporre che gli incassi dei canoni venissero incassati dai comuni non come oggi che gli rimane il 2% del totale.
in Italia siamo affogati dai problemi quello dei canoni è l’ultimo dei problemi glielo dice uno che ha votato il movimento a cinque stelle alle ultime politiche.. oggi non saprei!!!