Il gruppo parlamentare all’Ars ha presentato un’interpellanza per sapere se la Regione intende dare seguito alle indicazioni europee che impongono al marketing il divieto di veicolare messaggi di incitamento all’odio
Stop alla pubblicità sessista. E’ questo, in nuce, il messaggio che arriva al governo da una interpellanza del Movimento 5 Stelle all’Ars, indirizzata al Presidente della Regione e agli assessori per la Famiglia e per l’Istruzione.
L’atto parlamentare, prima firmataria il deputato Angela Foti, arriva in un periodo “nero” per le donne, caratterizzato da una escalation di violenza e “femminicidi”.
“Il sessismo – commenta Angela Foti – si costruisce pure con la complicità di un linguaggio basato su stereotipi che contribuiscono inequivocabilmente alla formazione del pensare comune. Si rende necessario colmare le lacune, più volte evidenziate dagli esperti, che hanno dimostrato come la pubblicità e il marketing inevitabilmente creano modelli culturali e non ne sono semplicemente il riflesso. I manifesti, in particolare, per la pervasività stessa del veicolo, rafforzano, con la loro ripetizione, messaggi che contribuiscono, se non regolamentati, alla diffusione di messaggi discriminanti soprattutto nei riguardi della donna”.
L’interpellanza mira a saper se il governo intende mettere al centro della sua azione la prevenzione della discriminazione di genere e se intende tradurre in atti concreti la risoluzione del Parlamento europeo del 2008 che “invita gli stati membri a provvedere con idonei mezzi affinché il marketing e la pubblicità garantiscano il rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona, non comportino discriminazioni dirette o indirette, né contengano alcun incitamento all’odio basato sul sesso…”.
“L’interpellanza – afferma Foti – evidenzia come ancora oggi la Sicilia sia profondamente arretrata sul fronte dell’educazione al rispetto della dignità umana e dell’integrità della persona. E questo nonostante nella Finanziaria abbia impegnato risorse economiche per la applicazione della legge 3 del 2012 sul contrasto alla violenza di genere e a dispetto di risoluzioni europee e di fior di trattati ratificati”.