“Oggi si è consumato l’ennesimo atto di abdicazione e di sfregio del principio di autodeterminazione dei popoli. L’Aula ha deciso, inopinatamente, che l’Ente destinato alla gestione del Punto franco per tutta la città non serve e debba essere soppresso”.
E’ duro il commento della deputata del M5S Valentina Zafarana sul via libera arrivato a Sala d’Ercole sulla mozione che impegna il governo a sopprimere l’Ente porto di Messina.
“Ribadisco – afferma Valentina Zafarana – che la nostra non è una battaglia a difesa di un Ente regionale, di un carrozzone, ma del diritto di tutti i siciliani ad avere amministratori che decidano dei loro destini in modo realmente partecipato, attraverso piattaforme di confronto dei cittadini. Il destino della Zona Falcata è stato messo in mano, forzatamente, all’Autorità Portuale, la quale ha già redatto un piano regolatore portuale, tenendo conto delle esigenze di tutte le categorie commerciali, imprenditoriali, del luogo, ma dimenticando, stranamente, di coinvolgere la cittadinanza in questi processi decisionali”.
“Non chiedevamo – continua Zafarana – che la mozione venisse bocciata tout-court, ma semplicemente che se ne rimandasse la discussione (e non alle calende greche), mentre si sarebbe dato vita ad un percorso di studi approfonditi sulla materia attraverso le audizioni in terza e quarta commissione, allo scopo di alimentare un serio e libero dibattito pubblico. Tutte le domande che abbiamo posto durante il nostro intervento in aula sono rimaste, e rimarranno, senza risposta. E’ davvero improponibile, ad oggi, la realizzazione di un Punto Franco nel territorio messinese? E’ davvero impossibile pensare ad un Punto Franco diverso da quello che comunemente viene individuato con container di merci e gru che li muovono freneticamente, pensando invece ad attività che si svolgano nel segno della sostenibilità e del rispetto ambientale? E’ davvero impossibile modificarne i confini così da liberare la Real Cittadella dagli scempi commessi fino ad oggi, riuscendo a trovare un compromesso di “pacifica convivenza” fra Autorità Portuale ed Ente Porto per farne, ad esempio, un centro culturale? E se impossibile non fosse, quali sarebbero le probabili ricadute di questo strumento nel tessuto socio-economico del territorio messinese e siciliano? Quali i vantaggi? Quali gli svantaggi? E ancora: qual è il migliore destino di quell’area? Qual è la vocazione di quel territorio? Quali sono le effettive previsioni di sviluppo, sia esso turistico, economico, storico-culturale? E se vocazione turistica dev’essere, quale turismo vogliamo? Se l’area dev’essere restituita alla cittadinanza, sotto quali forme? Attraverso quali valorizzazioni concrete del patrimonio esistente? E se dobbiamo riappropriarci del nostro mare e della vocazione culturale di quel territorio, non dobbiamo altrettanto rivolgere il nostro sguardo a tutto il tratto di mare negato (sì, Messina è la città del mare negato) che dal torrente Annunziata arriva al porto di Tremestieri?”.
“L’Aula e l’assessore – conclude la deputata – hanno deciso di non risponderci, di non approfondire, assumendo d’imperio una decisione che, come sempre, favorirà le solite note famiglie e gruppi imprenditoriali messinesi, a discapito di un’intera cittadinanza che avrebbe potuto godere di numerosi scenari che non avremo mai la possibilità di conoscere”.