Niente linee guida, fondi a rischio e pure insufficienti. E’ in un binario morto la legge sulla violenza contro le donne approvata nel 2012, ma di fatto mai applicata. E le somme stanziate per il 2012, veramente esigue, rischiano pure di andare perse. Per capire le intenzioni del governo su un argomento che, purtroppo, spesso finisce per riempire le pagine dei giornali, il Movimento 5 Stelle ha presentato una interpellanza all’Ars, prima firmataria Claudia La Rocca.
L’atto mira a capire con che tempi si intendono approvare le linee guida per utilizzare le somme stanziate nel 2012; quali sono i tempi per indire i bandi per utilizzare le risorse stanziate nel 2013 e se non si intende prevedere per la programmazione 2014-20 delle misure utili per l’applicazione della legge, considerata l’esiguità delle risorse finora stanziate. La legge, finora rimasta ai box, prevedeva uno stanziamento di 450 mila euro nel 2012 per i 6 capitoli previsti, una cifra quasi ridicola se si pensa che per l’avvio di un solo centro antiviolenza occorrono dai 50 ai 70 mila euro l’anno. Per farle muovere comunque i primi passi, a dispetto della carenza degli stanziamenti, il Forum permanente contro le molestie (un organismo previsto dalla legge) aveva stabilito che per il primo anno gli stanziamenti sarebbero stati utilizzati per i centri delle province di Catania e Palermo in via sperimentale. Invano. Anche quelli sono rimasti al palo a causa della mancanza dell’approvazione delle linee guida da parte della giunta di governo.
“Si possono anche fare le leggi più belle del mondo – afferma Claudia La Rocca – ma di certo ci devono anche essere le condizioni perché le stesse siano applicate. In questo caso le criticità sono doppie, perché non solo le somme finora stanziate sono lontane da quelle realmente necessarie, ma queste risorse attualmente non hanno ancora visto sviluppi concreti. Sarebbe stato utile partire almeno con i progetti sperimentali previsti per Palermo e Catania per il 2012, in modo da applicare il medesimo modello nelle altre province negli anni successivi, invece di ritrovarci ancora al gradino zero. Capiamo le ristrettezze del bilancio regionale, ma comprendiamo un po’ meno l’attesa dell’approvazione delle linee guida. Le notizie di cronaca non fanno che informarci giornalmente sul problema della violenza e del femminicidio in Italia, per questo riteniamo sia necessario dare seguito alle leggi che si approvano in merito, per lavorare sull’assistenza e, soprattutto, sulla prevenzione”.