Giorgio P. di Terrasini e i tanti soggetti danneggiati dalle inoculazioni non saranno indennizzati: è la risposta del Ministero della Salute ad un “question time” del M5S a firma della deputata palermitana Di Vita.
Giorgio P. (il nome è di fantasia) è un bel bambino. Sano, soprattutto. Abborda i primi tornanti della vita tra pappe, coccole e pannolini. Ride e gattona, non sa che la sorte gli ha già progettato un’imboscata che risucchierà lui e la sua famiglia in un tunnel senza fine.
Lo sgambetto arriva a ridosso della prima candelina: un banale vaccino (Difterite-Tetano-Pertosse – Epatite B – Antipolio SABIN) quello che tanti suoi coetanei hanno archiviato con appena qualche lacrimuccia, gli ruba il futuro e disegna per lui e per i suoi genitori un calvario tremendo.
Gattona, Giorgio, ma non ride quasi più. Il vaccino comincia a minarlo. Il “nemico”, però non ha ancora gettato la maschera e il piccolo, su consiglio del pediatra e dei medici dl centro vaccinazioni, continua le inoculazioni. Negli anni la situazione peggiora e una visita neurologica certifica un grave deficit cognitivo con disturbo dello sviluppo. La vita di Giorgio deraglia nei reparti dei riabilitazione mentre i signori P. di Terrasini cominciano la caccia alla causa dei problemi del loro piccolo, con il vaccino sul banco degli imputati.
È il Ministero della Salute (tramite il braccio operativo della commissione medica ospedaliera dell’ospedale militare di zona) a certificare ad un certo punto il rapporto causa-effetto tra le inoculazioni e il deficit cognitivo.
La macchina dell’indennizzo, previsto dalla legge 210 del ‘92 non si mette però in moto. A stopparla è la stessa commissione medica: mancherebbe, infatti, il fondamentale requisito della tempestività, che prevede come termine massimo per la produzione della domanda di risarcimento il periodo di tre anni.
Parte un nuovo ricorso della famiglia P. al Ministero della Salute e anche questo ostacolo è aggirato: la famiglia di Terrasini dimostra infatti che i tre anni non erano ancora trascorsi al momento della domanda da quando si era avuta la chiara consapevolezza del nesso causa-effetto tra i vaccini e deficit.
Un nuovo stop è comunque dietro l’angolo: il Ministero, riesaminando la pratica, si rimangia il nesso di causalità e cancella il rapporto causa-effetto tra i vaccini e i problemi del bambino.
A questo punto, però, è lo stesso Ministero a chiedere un parere al Consiglio di Stato “per dirimere ogni dubbio circa la corretta procedura amministrativa”. Il parere arriva nel 2011. Poche righe che danno praticamente ragione ai signori P. e alle tante famiglie che si trovano nelle stesse condizioni: “la prassi ministeriale in sede di riforma dei provvedimenti emanati dalle Commissioni medico ospedaliere sarebbe non conforme a legge” dal momento che non è nei suoi poteri sindacare le decisioni della Commissione.
Da quel momento il silenzio, dopo un viaggio in tunnel lungo quasi tredici anni.
Fino ai giorni scorsi, quando Giulia di Vita, deputata alla Camera del Movimento 5 Stelle presenta un question time al Ministero “per capire quale azioni intendeva mettere in atto per riesaminare e rettificare la pratica dei signori P. e delle altre famiglie nelle stesse condizioni”.
Chiara, ma scioccante, la risposta, che asserisce che gli uffici a partire dal parere del 2011 “hanno modificato l’espletamento dei criteri di valutazione delle istanze, adeguando gli stessi alle nuove indicazioni del Consiglio di Stato. Decidendo nel contempo di non rivedere anche i procedimenti di rigetto assunti precedentemente a tale parere”.
In soldoni, niente soldini: si cambia rotta, sì, ma niente indennizzi per le pratiche ante-Consiglio di Stato, che diventano cartaccia, senza possibilità alcuna di revisione. Quella della famiglia P. compresa, a dispetto del rispetto di tutti i requisiti previsti per il risarcimento dalla legge del ’92.
Polemico, ovviamente, il commento della Di Vita: “Siamo esterrefatti per la risposta del Ministero. Chi subisce danni per vaccinazioni obbligatorie, quindi per avere osservato la legge e aver agito per il bene dei propri figli affidandoli alle cure dello Stato dovrebbe da questi ricevere, come minimo, tutto il sostegno di cui ha bisogno. E invece, perfino quando a sbagliare è proprio lo Stato, assistiamo al venir meno del senso di responsabilità. Dal 2009 nella mia commissione si è discusso della questione. Il parere del consiglio di Stato sembrava aver posto definitivamente fine alla condotta irresponsabile del Ministero che invece è riuscito nuovamente a stupirci. Approfondiremo ulteriormente il caso. Vogliamo conoscere i numeri delle pratiche simili al caso P., non vorremmo scoprire che dietro tutto questo possano esserci mere ragioni economiche, non è sulla pelle dei cittadini più svantaggiati che si risparmia, ora basta“.
Tony Gaudesi
1 commento
Ma quando si prenderanno cura di questi casi e quando si decidera ,se questi vaccini obbligatori fanno male per la salute del genere umano …. per abbreviare il tutto Togliamo la parola obbligatori e lasciamo la parola ai genitori che facciano il meglio per il proprio figlio . Tutto ciò deve essere fatto subito non ce più tempo troppi bambini malati…. queste sono questioni importanti no …….. lascio a voi la conclusione