M5S: “Riforma teatri della Stancheris? Meglio tardi che mai. L’assessore, sorda da mesi alle richieste, finalmente batte un colpo”
“È sconcertante come questo governo, perennemente in ritardo, sbandieri come proprie le proposte già avanzate fin dal principio da altri. Così come sconcertante è il regime di “emergenza programmata”, al quale questo governo ci ha abituati. Un vuoto che umilia e mortifica la cultura in tutte le sue forme, facendo apparire dei diritti come concessioni e delle soluzioni ovvie come la rivoluzione”.
Sono critici i deputati del Movimento Cinque Stelle rispetto alla notizia, rimbalzata sulla stampa, della riforma dei teatri annunciata dalla Stancheris che dovrebbe cambiare la vita agli enti lirici, attualmente alla canna del gas.
I parlamentari criticano l’operato dell’amministrazione non tanto nel merito, ma nella tempistica e nel metodo.
“Ben vengano – affermano – la riforma e l’istituzione di un Fondo Unico, proposte avanzate peraltro mesi fa dagli Stati generali dello spettacolo. Soprattutto a fronte di inutili e generiche accuse sulla gestione dei teatri, fatte forse per nascondere il ritardo e l’inefficienza nel proporre alternative. Ci auguriamo, comunque, che la riforma non sia l’ennesimo proclama”.
“Non si può – continuano i deputati – pensare di risolvere le innegabili “storture” del passato tagliando di netto i finanziamenti, privando della loro dignità lavorativa e professionale i musicisti e mettendo a serio rischio le stagioni concertistiche. Se la Stancheris vuole veramente portare a termine il progetto, ora acceleri, sapendo che seguiremo attentamente le sue mosse e saremo anche pronti a collaborare con lei. Una seria riforma metterebbe, infatti, la parola fine a tante criticità e chiuderebbe le porte agli sprechi”.
“Oltre alla riforma – afferma la portavoce Gianina Ciancio – è necessario che si esca dalla logica del commissariamento per vicende che di straordinario non hanno nulla e si torni a ripristinare le normali condizioni di attività dell’Ente, che presuppongono capacità, merito e progettualità in chi è chiamato a dirigerlo. Ridurre in seria difficoltà economica il Bellini (così come tante altre realtà dell’Isola) e, conseguentemente, mettere a rischio l’offerta artistica della più importante istituzione culturale della città etnea è offensivo e degradante non solo nei riguardi di Catania, ma della Sicilia intera. Non si può pensare che un teatro come questo, noto in tutto il mondo per l’altissimo livello artistico, viva esclusivamente degli incassi al botteghino. Potrebbe farlo, forse, eliminando l’opera lirica dall’offerta musicale e mantenendo solo la sinfonica. Ma ciò significherebbe privare la cittadinanza di una risorsa inestimabile. Senza contare che, ad oggi, non è stato garantito neanche il minimo per la sopravvivenza”.
“Serve – conclude – la circuitazione e la razionalizzazione dei concerti e l’ottimizzazione delle risorse. Non si capisce, ad esempio, perché un teatro debba aprire al pubblico solo un terzo dell’anno, non possa essere affittato ai privati per ricavare utili e non possa “scambiarsi” le costose scenografie con altri enti”.
In attesa che la riforma parta, il MoVimento 5 Stelle ha già presentato giorni fa un’interpellanza parlamentare per chiedere provvedimenti urgenti per i musicisti del Bellini e per sbloccare i fondi per il pagamento degli stipendi arretrati e, soprattutto, per chiedere l’immediata costituzione del C.d.A., garantendo il normale svolgimento delle attività.