“Il nuovo tavolo convocato per martedì 28 gennaio costituirà un’ennesima presa d’atto di scelte guidate da logiche di opportunismo, che non hanno molto a che vedere con l’innovazione o la competitività: il capitale umano va valorizzato, non sfruttato o abbandonato“.
E’ quanto dichiara la deputata del MoVimento 5 stelle Maria Marzana. Ciò non sembra per niente essere condiviso dalla Dirigenza italiana della Micron che, in occasione del tavolo di lunedì scorso nella sede del Ministero dello sviluppo economico a Roma, ha annunciato in modo tassativo l’avvio della procedura di mobilità per 419 lavoratori in tutta Italia, di cui 128 nella sede di Catania, in barba anche delle leggi italiane, che invece prevedono innanzitutto l’avvio di una trattativa con le parti sociali e le istituzioni.
Si tratta di un’ennesima riduzione di personale che la multinazionale americana compie, a soli 3 anni dall’acquisizione di un ramo dell’azienda partecipata dallo Stato STMicroelectronics.
“È inspiegabile che la Micron percorra la strada del licenziamento lasciando nella disperazione centinaia di famiglie, visto che registra un continuo incremento di fatturato. Così come risulta scorretto che, dopo aver ottenuto brevetti e competenze professionali, l’azienda proceda alla delocalizzazione di alcuni reparti. L’eccellenza dei prodotti e il primato nel mercato occidentale nel campo dei semiconduttori che la Micron ha conquistato – continua la deputata – è essenzialmente il risultato dell’unione e della sinergia dei vari settori che la compongono, pertanto lo smembramento di alcuni reparti con dislocazione verso mercati più appetibili concorrerà ad un indebolimento dell’azienda sul territorio italiano“.
In una fase che ha assunto contorni sempre più foschi per il futuro dei lavoratori, è tardiva la posizione del Governo, che solo oggi si sveglia dal lungo letargo e tenta goffamente di trovare una qualche soluzione.
Il campanello d’allarme sarebbe dovuto scattare nel 2010 quando nella trattativa di vendita di una parte di ST alla multinazionale statunitense, la Micron rifiutò di accettare l’accordo di programma che prevedeva condizioni ma anche finanziamenti, evidentemente al fine di rimanere libera da vincoli che la obbligassero a rimanere in Italia.
È soprattutto in quel contesto che il Ministero dello sviluppo economico sarebbe dovuto intervenire pretendendo un piano di politica industriale e condizioni che avrebbero dovuto garantire investimenti e il mantenimento dei livelli occupazionali, come invece ha preteso il Governo giapponese in occasione dell’acquisto da parte di Micron dell’azienda Elpida.
Anche il Governo attuale non è scevro da responsabilità, infatti il Vice Ministro Guerra, richiamata a inizio gennaio, nel corso di una interpellanza del Movimento 5 stelle, proprio sul caso ST-Micron, assicurava che solo in passato erano state attivate procedure di mobilità per alcuni lavoratori, quando invece già dagli inizi di dicembre si rincorrevano notizie di nuovi licenziamenti.
“È intollerabile che l’attenzione del Governo di questo paese si concentri solo nelle situazioni di emergenza, quando ormai rimangono poche possibilità di soluzioni – conclude Marzana – è arrivato il momento di mettere al centro dell’interesse delle Istituzioni e di tutte le parti sociali coinvolte la creazione di una progettualità di lungo termine che tenga insieme difesa dell’occupazione, sviluppo economico e diritti dei lavoratori“.