L’incarico del dirigente del Comune, incompatibile col decreto legislativo 39/2013 che statuisce l’inconferibilità di incarichi di vertice a coloro che siano stati condannati anche con sentenza non passata in giudicato per abuso d’ufficio e falso ideologico.
A sollecitare il provvedimento è il gruppo parlamentare all’Ars del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un”interrogazione al Presidente della Regione e all’assessore delle Autonomie locali e della funzione pubblica per “sapere se il il governo regionale intende porre in essere misure urgenti per obbligare il sindaco di Alcamo ad applicare le disposizioni contenute nell’articolo 3 del decreto legislativo 39/2013”.
Il dirigente del Comune del Trapanese, Cristoforo Ricupati, è stato condannato in primo grado alla pena di reclusione di un anno per i reati di abuso d’ufficio e falso ideologico.
Fatto, questo, che rende la sua carica incompatibile con quanto stabilito dal decreto legislativo citato nell’interrogazione, che all’articolo 3 recita: “a coloro che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per uno dei reati previsti dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale, non possono essere attribuiti incarichi amministrativi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali”.
Una normativa che però è stata disattesa al sindaco di Alcamo, Bonventre, che, infatti, non ha ancora provveduto alla rimozione del segretario.
Da qui l’atto dei parlamentari Cinquestelle, che mirano ad ottenere un provvedimento dal governo regionale che obblighi il sindaco alla rimozione del suo dirigente.
1 commento
Nel Marzo 2013, ABC – Alcamo Bene Comune chiese ufficialmente al Sindaco Bonventre di revocare il mandato al Segretario Generale del Comune, fresco di condanna per falso ideologico e abuso d’ufficio.
Quasi un anno dopo, Ricupati è ancora al suo posto, e il gruppo parlamentare di M5S dell’ARS chiede, in una interrogazione al Presidente della Regione, se si intandano attuare “misure urgenti per obbligare il sindaco di Alcamo ad applicare le disposizioni contenute nell’art. 3 del decreto legislativo 39/2013”, che impedisce di conferire incarichi di vertice a coloro che siano stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per abuso d’ufficio e falso ideologico.
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