Iniziativa d Greenpeace e del Wwf venerdì 4 aprile a Palermo. Favorevole anche il M5S
Greenpeace e il Wwf chiedono alla Regione Siciliana di fermare le trivellazioni petrolifere per puntare sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili pulite e sulla biodiversità, e per tutelare le economie della pesca e del turismo. Per questo venerdì 4 aprile hanno protestato davanti alla sede della presidenza della Regione, a Palermo, avviando simbolicamente il “tavolo tecnico” contro le trivelle in mare, promesso un anno fa dal Presidente Crocetta e dall’assessore all’Ambiente, Lo Bello, ma mai avviato. Anzi, le mosse regionali sono andate in senso diametralmente opposto alla tutela del mare. Mentre Crocetta e l’assessore Lo Bello promettevano “il tavolo”, la maggioranza all’Ars approvava misure incentivanti per le estrazioni petrolifere.
“Le estrazioni petrolifere nel canale di Sicilia – affermano Alessandro Giannì di Greenpeace e Angela Guardo del WWF – non solo mettono in pericolo l’ecosistema e la ricca biodiversità di quest’area, ma anche tutti quei settori dell’economia, come la pesca e il turismo che dipendono dal mare“.
Per Greenpeace e WWF niente come il petrolio e le trivelle disincentiva l’attività economica, produttiva e imprenditoriale in Sicilia, come dimostrano i ripetuti incidenti al petrolchimico di Gela. “Il mare è il vero petrolio, l’oro blu, su cui la Regione aveva promesso di voler puntare”.
“E’ passato un anno – afferma il cinquestelle Giampietro Trizzino, presidente della commissione Ambiente all’Ars – da quando ho chiesto di istituire il tavolo governativo sulla questione delle trivellazioni off-shore. Un anno di silenzio totale, un anno in cui si è preferito parlare di rimpasti e spartizione di poltrone. Hanno superato ogni limite“.
E la situazione per il mare siciliano non è destinata a migliorare. Edison ed ENI stanno per essere autorizzati a trivellare fino a ventuno pozzi al largo di Pozzallo per l’estrazione di bitume con la piattaforma “Vega b”.
“Una follia – dice Trizzino – che non genera occupazione, visto che la piattaforma sarà automatizzata, e che rischia di avviare la corsa all’oro nero nel canale di Sicilia”.