Il capogruppo del Movimento 5 Stelle censura la “gestione personalistica dell’organismo”. “Bocciato un nostro emendamento che mirava al taglio degli stipendi dei parlamentari per evitare di bocciarlo in aula, cosa che avrebbe causato contraccolpi mediatici”
“Non posso continuare a restare nell’Ufficio di presidenza di una commissione che gestisce le cose calpestando i regolamenti, una sorta di mercato delle vacche, dove si cerca di piazzare sui vari emendamenti la bandierina da sventolare sotto il naso degli elettori della propria provincia”.
Lascia, sbattendo la porta, la poltrona di segretario della commissione Bilancio, il capogruppo del M5S all’Ars, Giorgio Ciaccio, dopo l’ultimo acceso scambio di opinioni con il presidente pro tempore Vincenzo Vinciullo.
“La goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiega Ciaccio – è stato l’aver dichiarato inammissibile un nostro emendamento che tagliava gli stipendi dei deputati a seimila euro lordi per finanziare i trasporti degli alunni disabili, che ad oggi sono costretti a rimanere a casa. Il nostro atto era in perfetta linea con la tematica di bilancio, mentre per Vinciullo era l’esatto contrario. La verità é che farlo bocciare in aula era un fatto mediaticamente sconveniente per loro, cosa, che tra l’altro, Vinciullo ha detto pure chiaramente”.
“Gravissimo – continua Ciaccio – è anche il principio, fatto passare, di approvare tutti gli emendamenti che erano stato oggetto di audizione in commissione, gran parte dei quali di interesse di Vinciullo”.