“Nonostante le numerose e ripetute aggressioni subite dagli operatori, nonostante i tentativi e le riuscite evasioni da parte dei pazienti della Rems, l’Asp 3 di Catania, la stessa che ha voluto a tutti i costi ed in barba al rispetto di tutte le normative stabilite dalla legge istitutiva delle Rems aprirne una a Caltagirone in un luogo ed in una struttura assolutamente inidonea all’ospitalità degli ex detenuti dell’Opg di Barcellona Pozzo di Gotto, rimane inerte e nessuna decisione è prevista nell’immediato”. Così denunciano i due deputati del Movimento 5 Stelle, alla Camera Gianluca Rizzo e all’Ars Francesco Cappello.
“Che fine ha fatto, ad esempio, – chiede Cappello – la graduatoria degli psichiatri, approvata con delibera 1283 del 18 giugno 2015?”. E ancora: “quali sono le ragioni per le quali l’ASP pare abbia deciso il congelamento della graduatoria e quindi la consequenziale assunzione del personale necessario alla REMS come previsto dalla legge?”. Tutte domande alle quali i vertici dell’Asp saranno chiamati a rispondere dinanzi la commissione Sanità non appena l’interrogazione a risposta orale, già depositata il 20 giugno scorso, verrà calendarizzata.
Interviene anche il deputato alla Camera Gianluca Rizzo che ha presentato una risoluzione in commissione Difesa per la riapertura della stazione dei Carabinieri in loco. “Del tutto inidonee, infatti, – afferma Rizzo – le soluzioni proposte dall’ASP quali “l’innalzamento di 90 cm della recinzione attorno all’area, il potenziamento delle guardie giurate e l’ampliamento del servizio di video sorveglianza”. “E’ necessario, – aggiunge il parlamentare M5S – che l’Asp, la Prefettura, e l’assessorato regionale alla Salute rivedano il protocollo d’intesa siglato il 28 aprile del 2015. E’ necessario, però, che nelle more, il comitato per l’ordine e la sicurezza torni immediatamente a riunirsi per assumere tutte le necessarie misure per la garanzia della sicurezza”.
I parlamentari del M5S promettono riflettori accesi sulla vicenda Rems di Caltagirone, continuando ad investire le istituzioni regionali e quelle nazionali affinchè il problema della sicurezza sia risolto definitivamente oppure si proceda all’immediata chiusura della struttura, come già richiesto attraverso numerosi atti parlamentari sia regionali che nazionali.