Si è tenuta ieri, in commissione Ambiente all’Ars, l’audizione richiesta a gran voce dalla deputata M5S Valentina Palmeri, con oggetto lo stato di incuria che regna sovrano nella riserva Bosco d’Alcamo. Dal 2007 ad oggi, almeno sei incendi di spaventosa portata si sono scatenati dentro la riserva che si trova sul Monte Bonifato, ai cui piedi e pendici sorge il comune di Alcamo. E proprio ieri, alla presenza del prefetto di Trapani Falco, dell’assessore regionale all’Agricoltura Barresi, di vari dirigenti degli assessorati competenti, del commissario straordinario del comune di Alcamo, il dott. Giovanni Arnone e dell’ispettore delle riserve della provincia di Trapani Fiorentino, la parlamentare Cinquestelle Palmeri ha enumerato le diverse criticità presenti nella riserva chiedendo che vengano presi immediati provvedimenti. «L’obiettivo dell’audizione non era solo puntare il dito sull’eventuali inadempienze, ma anche trovare soluzioni attraverso il nuovo disegno di legge per tutte le aree protette siciliane, che spesso piangono gli stessi mali. Ad esempio, cominciare a pensare all’installzione di telecamere visto che non si riesce in altri modi a debellare gli incendi e visto che spesso le riserve hanno davvero pochi punti d’accesso”. “Quella del Bosco d’Alcamo è un’area vittima di numerosi incendi dolosi, – denuncia la deputata – tra i quali l’ultimo, quello sviluppatosi nei giorni 19 e 20 luglio scorsi, che complessivamente hanno portato alla distruzione di centinaia di ettari di bosco».
Nonostante gli atti parlamentari presentati dalla Palmeri relativi alla riserva, infatti, la situazione non sembra essere affatto mutata positivamente. Nello specifico, la deputata chiede vengano messe in atto le adeguate misure di tutela e prevenzione da parte dell’ente gestore, e quindi la provincia di Trapani; cosa abbia fatto ai fini della prevenzione; quali interventi di compensazione abbia posto in essere. Alla Regione, per la quale era tutto a posto in questa riserva, chiede come mai il servizio regionale antincendio venga attivato con sempre maggiore ritardo. Al Prefetto chiede di cercare di comprendere “chi e con quali interessi” appicchi periodicamente il fuoco in modo così organizzato e criminale, alla luce del fatto che testimoni raccontano di innesti posizionati in diversi punti difficilmente raggiungibili.
Dalle richieste di accesso agli atti targati M5S, si è scoperto che negli ultimi anni la situazione all’interno della riserva è addirittura peggiorata. Una delle più vecchie riserve siciliane, infatti, individuata 30 anni fa come riserva orientata al fine di essere guidata verso lo stato climax vegetazionale, non ha mai raggiunto l’obiettivo stesso della sua istituzione, che è stato anzi vanificato proprio per le inadempienze soprattutto dell’ente gestore, perdendo addirittura il 60% dell’intera copertura vegetale e soffrendo un enorme peggioramento complessivo dell’ecosistema, con fenomeni di desertificazione e dissesto idrogeologico che avranno ripercussioni sull’abitato di Alcamo anche in termini di aumento dell’anidride carbonica, delle polveri sottili, diminuzione delle piogge e tutto quanto ampiamente conosciuto come conseguenza della rarefazione di polmoni verdi. La parlamentare rivolgendosi all’ente gestore dice: «sarebbe bastato, di concerto con l’azienda Foreste demaniali, procedere al diradamento delle conifere più vetuste già 30 anni fa, per dare spazio alla querceta che costituiva già allora il sottobosco».
“Rispetto alla gestione della riserva – afferma Palmeri durante l’audizione – la cosa che salta maggiormente agli occhi è la mancanza della figura del direttore”. “Ci chiediamo – continua la Cinquestelle – come sia possibile visto che le altre riserve ce l’hanno, e se l’ente gestore (sempre la provincia di Trapani), che non si è mai avvalso di un direttore, abbia qualche idea di come impostare la gestione dell’area protetta”. Più volte la stessa stampa locale ha denunciato uno stato generale di assenza del gestore. Si tratta della stessa provincia che confonde gestione con fruizione, appaltata a terzi, si giustifica in continuazione demandando, inoltre, azioni e responsabilità all’Ati che gestisce i servizi di fruizione al pubblico, o a volontari, o comunque dando l’autorizzazione a funzioni e compiti che sono di pertinenza dell’azienda foreste e demani, così come da decreto Arta.
“Nelle stesse relazioni consuntive del 2012, 2013, 2014 – conclude Palmeri – risultano numerose imprecisioni, refusi e copia-incolla; soprattutto, non vi è corrispondenza tra le relazioni consuntive e la realtà dei fatti. C’è scritto, per esempio, che si fa prevenzione antincendio e che gli incendi non si sono verificati, quando in realtà sappiamo che la situazione va peggiorando di anno in anno; oppure, che si puliscono i sentieri, ma nelle stesse non si menziona minimamente il fatto che gli stessi sono ormai chiusi dal lontano 2009. Inoltre nelle stesse relazioni si leggono i programmi dell’ATI ORSA-EURO: attività divulgative, culturali, presentazioni di libri, corsi di formazione ecc, che è l’associazione che si è appaltata i soli servizi di fruizione della riserva, citate in relazione come se le attività fossero svolte dall’ente gestore. Senza considerare che la provincia non ha prodotto relazioni fino al 2010, le relazioni programmatiche non sono pervenute”.
La parlamentare inoltre denuncia inadempienze nei confronti di numerosi articoli della convenzione stessa della riserva e la poca riconoscibilità del personale stesso della provincia che gira senza divisa e senza auto riconoscibile.
In ultimo la parlamentare Cinquestelle: “Accenderemo i riflettori sul Bosco d’Alcamo anche grazie al supporto della prefettura e su tutte le vicende che gettano ombre sul nostro territorio”. Infatti, proprio ieri mattina in IV commissione, il prefetto Falco ha assicurato massima attenzione e approfondimento di tutti gli atti che riguardano la riserva.