Lavori bloccati per mancanza di una ricapitalizzazione inferiore ai 3 milioni di euro. La deputata Cinquestelle Angela Foti interroga direttamente Crocetta: “Che fine faranno le opere già realizzate e i fondi stanziati se la Società venisse messa in liquidazione?”.
“Una vicenda dai contorni oscuri ma, soprattutto, un probabile ennesimo sperpero di fondi pubblici”. Così il Movimento 5 Stelle all’Ars denuncia la grave crisi che sta attraversando la Società Interporti Siciliani, costituita interamente da capitale pubblico e nata per realizzare il primo interporto del mezzogiorno, con basi logistiche a Catania e a Termini Imerese. Una società che, dopo aver avuto finanziati 190 milioni di euro, rischia adesso la liquidazione per mancanza di una ricapitalizzazione inferiore ai 3 milioni di euro. Nel frattempo, anche i tredici dipendenti della Società sono stati messi in cassa integrazione.
“L’assurdità è che allo stato attuale, – afferma Angela Foti, prima firmataria dell’interrogazione parlamentare indirizzata al presidente Crocetta – il polo logistico dell’Interporto di Catania, un’opera da quasi 35 milioni di euro, è già interamente completata, in attesa di collaudo e quasi pronta per essere data in gestione a terzi; la gara di costruzione e gestione dell’Interporto di Termini Imerese, del valore di 64 milioni di euro, è già stata aggiudicata in via definitiva e, appunto, tutte le opere previste dalla Società interporti risultano essere interamente finanziate per un importo complessivo pari a circa 190 milioni di euro (delibere CIPE 75/2003, CIPE 35/2005 e CIPE 103/2006, dall’art. 72 della L.R. 20/2003 e dal PO-FESR 2007/2013)”. Addirittura, i due interporti di Catania e Termini Imerese, con l’approvazione della legge n.443 del 2001 e la relativa delibera CIPE n.121, venivano inseriti tra le infrastrutture strategiche nazionali e il 30 settembre scorso, in gazzetta ufficiale, la SIS veniva inserita nell’elenco delle pubbliche amministrazioni locali e quindi nel conto economico consolidato, individuate ai sensi dell’art.1 comma 3 legge 196 del 2009.
Da mesi, i deputati del Movimento 5 Stelle continuano a porre le stesse domande al governo ma le risposte continuano a non arrivare. Il primo ottobre scorso, durante un’audizione richiesta dal M5S, alla domanda del deputato Cinquestelle Tancredi su che fine faranno le opere già realizzate e i fondi stanziati se la Società degli Interporti venisse messa in liquidazione, non è stata data nessuna risposta. Anche l’europarlamentare del M5S Ignazio Corrao ha sottoposto la questione Interporto direttamente alla commissaria Corina Crețu, chiedendo nello specifico se le risorse stanziate dall’Ue fossero vincolate alle sorti della società aggiudicatrice o potessero essere utilizzate per il medesimo obiettivo tramite altri soggetti. Questa la risposta della Commissione Europea: “Se la Società Interporti Siciliani dovesse incontrare difficoltà nella realizzazione dell’infrastruttura, l’autorità di gestione potrebbe affidare la gestione di tale intervento ad un organismo diverso dalla SIS, nel rispetto delle procedure europee e nazionali”.
“La verità è che, ad oggi, – conclude Foti – la Regione, principale socio della Società degli Interporti Siciliani, nonché unica proprietaria delle opere realizzate, non sa cosa fare, brancola nel buio. Un continuo scarica barile tra i vari assessorati che mette a serio rischio i fondi regionali ed europei già stanziati. Tutto ciò a discapito di opere infrastrutturali che migliorerebbero il sistema della logistica e dei trasporti in Sicilia, creerebbero centinaia di posti di lavoro e sarebbero di grande utilità per le aziende dell’Isola e di tutta Italia”. “Ma non è tutto, – aggiunge Foti – infatti, tra le maglie più intricate di questa vicenda potrebbe nascondersi molto altro. Il presidente della SIS, ad esempio, è anche il presidente di Confindustria Palermo, Alessandro Albanese, e da più parti giungono voci di una guerra malcelata tra il governo Crocetta e i vertici regionali della Confederazione degli industriali. Anche il presidente della commissione regionale Antimafia esprime seri dubbi sulla gestione. Come se non bastasse, tra le aziende che hanno avuto aggiudicati i lavori c’è la Tecnis, il colosso imprenditoriale del Sud Italia al centro della cronaca in questi giorni dopo che i vertici Costanzo e Bosco sono stati arrestati all’interno di una maxi operazione della guardia di finanza di Roma”.
Adesso pretendono risposte urgenti dal M5S all’Ars. I deputati chiedono a gran voce venga istituita la sottocommissione ad hoc annunciata settimane fa e ancora inesistente. La sottocommissione dovrà operare un attento monitoraggio della gestione passata, presente e futura della SIS. “L’obiettivo è quello di non perdere i 190 milioni di euro già finanziati ma soprattutto, continuare ad assicurare un’opportunità per tutta la Sicilia”.