“Segnaliamo a Vittorio Sgarbi che ad evidenziare criticità sulla carenza di personale nei siti di interesse culturale della Sicilia, lanciando un vero e proprio allarme, come riportato da alcune testate locali, sono stati i sindacati e la direttrice del museo Abatellis di Palermo, costretta a tenere chiuso il museo in determinati orari e giorni della settimana, proprio a causa dell’assenza di personale adibito a servizi di vigilanza e custodia, alcuni dei quali, fra l’altro, prossimi alla pensione”. Così in una nota la deputata regionale del M5S, Roberta Schillaci replica alle dichiarazioni dell’assessore regionale ai Beni culturali Vittorio Sgarbi.
“Nell’intento del M5S – aggiunge la parlamentare – non c’è alcun tentativo di creare allarmismo né ‘terrorismo mediatico’. Al contrario c’è la volontà politica di contribuire attivamente a risolvere i problemi. Prova ne sia che abbiamo chiesto la convocazione di un’audizione in commissione Cultura per trovare una soluzione a problemi che si trascinano da anni e che riguardano la gestione dei siti culturali dell’Isola, che dovrebbero diventare volano di sviluppo economico per la Sicilia”. “Apprendiamo a mezzo stampa – prosegue – che l’assessore Sgarbi ha già trasmesso alla giunta regionale una richiesta finalizzata ad aumentare la dotazione organica del personale da destinare ai musei, a riprova evidentemente dell’esistenza di alcune criticità”.
“A questo si aggiunga – continua Schillaci – che, a due mesi dal suo insediamento, non abbiamo avuto ancora il piacere di conoscere le linee programmatiche che intende avviare nel corso del suo mandato per una semplice ragione: non è mai venuto all’Ars ad illustrarle ai componenti della commissione Cultura. Anzi cogliamo l’occasione per invitarlo anche ad illustrare la road map che intende seguire anche in vista dell’approvazione del documento di economia e finanza regionale (Defr)”. “Il M5S – conclude – è solidale con gli operatori turistici già penalizzati dalla carenza di infrastrutture, che rendono ostici i collegamenti, e dalle difficoltà incontrate sotto il profilo organizzativo e degli standard qualitativi, che nell’era 2.0, sono al di sotto della media nazionale”.