Di Paola, offerta formativa sia utile ai giovani e alle aziende, non agli enti
Avviare in Sicilia un progetto sperimentale di politica attiva del lavoro da finanziare con fondi Ue della programmazione 2014-2020, destinato ai giovani che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di occupazione, con l’obiettivo di formare professionisti delle tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT). La proposta è del gruppo parlamentare del M5S all’Ars, che ha presentato una mozione, primo firmatario Nuccio Di Paola, che impegna il Governo a mettere in campo azioni formative, attivando un progetto pilota, per contrastare il fenomeno dei Neet. In Sicilia, secondo i dati contenuti nel Po Fesr 2014-2020, i giovani che non studiano non lavorano e non sono in cerca di occupazione, infatti, sono 352 mila e rappresentano il 37,7% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni. Sul totale coloro che sono effettivamente interessati a lavorare sono circa 280 mila, di cui 150 mila nella fascia di età compresa tra i 18 e 24 anni: il 50% ha bassi livelli di istruzione; il 45% possiede un diploma, mentre i laureati sono il 5%. “Analizzando i dati – dice il deputato regionale del M5S Nuccio Di Paola – e considerata la strutturale debolezza della domanda di lavoro che proviene dal sistema produttivo regionale, il persistente disallineamento tra l’offerta di lavoro e le esigenze delle imprese, che guardano con particolare attenzione all’innovazione, risulta palese che in Sicilia c’è bisogno di competenze di alto profilo in questo ambito”. “Con questa mozione – aggiunge – il M5S chiede al governo di avviare un progetto sperimentale di politica attiva del lavoro in grado di formare professionisti dell’era 4.0”. “La Regione – continua – se vuole davvero mettere in campo misure di contrasto alla disoccupazione giovanile deve guardare ai lavori del futuro, diversificando l’offerta formativa, prevedendo corsi per figure specializzate, che purtroppo non sono ancora inserite nel nuovo catalogo dell’offerta formativa regionale, mentre in altre Regioni sono già previste, in linea con le indicazioni dell’UE”. “Occorre finanziare – conclude – corsi utili ai ragazzi, non agli enti, e formare professionisti in grado di competere nel mercato globale per rilanciare anche il brand Sicilia”.