A più di un anno dalla chiusura dell’Aras, l’associazione che in Sicilia si occupava dei controlli negli allevamenti, nessun ente ha preso ancora il suo posto. Il risultato é che oltre 15 mila allevamenti siciliani sono entrati nella “zona rossa”, nel periodo cioè oltre il quale, senza certificazioni, vedranno deprezzare i propri animali e potrebbero perdere contributi europei. Allo stesso tempo le 130 persone che vi operavano, agronomi, veterinari e amministrativi, attendono ancora di conoscere il proprio futuro lavorativo.
Per fare chiarezza sulla questione e dare risposte sia al personale ma anche alle tantissime aziende agricole (di cui la stragrande maggioranza ha sede in provincia di Ragusa) la deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Campo, ha presentato un’interrogazione indirizzata al Presidente della Regione e all’Assessore all’Agricoltura.
“L’Aras – commenta Stefania Campo – svolgeva una serie di attività, molte delle quali su delega dello Stato e della Regione, ovvero servizi tecnici, servizi scientifici e iniziative di promozione dei prodotti attraverso l’apporto degli organismi ad essa aderenti, quali i Consorzi Provinciali Allevatori, le Organizzazione di Prodotto, i Consorzi di tutela dei prodotti ed altri organismi operanti nel settore. Sappiamo che l’ente che dovrebbe sostituire l’Aras è l’AIA, un’organizzazione di livello nazionale, con la quale l’assessorato all’Agricoltura continua inutilmente a trattare per provare a salvare tutto il personale licenziato; è stato, difatti, previsto il trasferimento dei circa novanta dipendenti dell’Aras rimasti presso l’Istituto Sperimentale Zootecnico per la Sicilia, mediante la costituzione di un apposito Albo. Tuttavia l’Istituto Zootecnico, nell’ambito dell’approvazione di una convenzione stipulata con l’AIA, ha già proceduto all’istituzione di un Albo, in considerazione dell’art. 4 della stessa, ma ha inserito, in maniera del tutto anomala, come requisito imprescindibile “la professionalità acquisita da almeno un decennio da parte degli aspiranti”, cioè un parametro del tutto estraneo alla convenzione fra l’AIA e lo stesso Istituto Zooprofilattico. Questa “anomalia”, guarda caso, penalizzerebbe unicamente i 13 dipendenti di Ragusa, aventi meno anzianità degli altri a causa del ricambio generazionale già avvenuto”.
La deputata iblea Stefania Campo chiede, pertanto, nel suddetto atto parlamentare, di verificare quanti siano gli ex dipendenti ARAS allo stato disponibili a transitare all’Istituto Zootecnico e, solo in seguito di procedere alla costituzione dello specifico Albo del personale necessario, suddiviso per unità produttive (e dunque per provincia) e per qualifiche, in modo da far tornare al lavoro gran parte degli ex lavoratori. A tal proposito l’ulteriore richiesta, avanzata da Stefania Campo, oltre che con la sopraccitata interrogazione anche con uno specifico emendamento di modifica dell’attuale legge di stabilità regionale, è quella di prevedere, esplicitamente, al posto del requisito della poliennale esperienza, il criterio dell’essere stati licenziati, dal curatore fallimentare che si occupò dell’Aras, in data 2 marzo 2017, per assicurare a tutti gli ex dipendenti il diritto di potersi iscrivere all’Albo.
“Tale nostra interrogazione – conclude la Campo – non vuole essere altro che un modo semplice, ma ben determinato, per tutelare il diritto al lavoro di operatori privati della loro attività professionale e del loro sostentamento economico, non per colpe proprie ma, come spessissimo accade in seno alle organizzazioni legate alla pubblica amministrazione, per dissesti, sprechi, mala gestione e clientelismo. L’Aras è infatti l’ennesimo ente che è stato dichiarato fallito, dal Tribunale di Palermo nel marzo dello scorso anno, epperò a pagare non sono stati di certo i responsabili del disastro ma, esclusivamente, come al solito, i lavoratori. Noi tuttavia sappiamo, in questi casi, da che parte stare”.