La Sicilia è una delle poche regioni italiane a non aver inserito la procreazione medicalmente assistita nel novero delle prestazioni sanitarie che rientrano nei livelli essenziali di assistenza regionale. Lo rende noto la deputata regionale del M5S Angela Foti, che ha presentato un’interpellanza urgente per chiedere al Governo Musumeci di ripristinare il sistema di co-payment (ossia un contributo erogato alle coppie siciliane che intendevano avere un figlio e volevano accedere a questa tipologia di prestazioni), non più disponibile da dicembre 2017.
“Questo genere di prestazioni in base a un decreto del Consiglio dei ministri, approvato a gennaio dello scorso anno – dice Foti – è stata inclusa nei livelli essenziali di assistenza (LEA). In Sicilia invece questo finora non è avvenuto con un’evidente disomogeineità e disparità di trattamento e accesso alle cure tra Nord e Sud del Paese. In Sicilia fino lo scorso anno, le coppie residenti nell’Isola potevano fruire di un contributo, finanziato in parte da risorse del ministero della Salute (3 milioni 800 mila euro), previste dalle legge 40 del 2004, che in Italia ha introdotto la procreazione medicalmente assistita, e in parte dal fondo regionale sanitario (1 mln 500 mila euro), attraverso il sistema di co-payment, destinato a chi si sottoponeva a questa tecnica medica nell’Isola”.
“Da otto mesi – afferma la parlamentare – le coppie siciliane, che intendono avere un figlio, vengono lasciate sole, perché dal primo gennaio di quest’anno non esiste alcuna copertura economica, sebbene una nota ministeriale diramata il 22 novembre 2017 dica, in attesa dell’emanazione decreti attuativi, alle Regioni di rinnovare le misure adottate, per quanto riguarda la Sicilia il sistema di co-payment”. “Chiediamo all’assessore alla Salute Ruggero Razza – conclude – di esprimersi nel merito e dire se la Regione intende rinnovare il contributo. E’ inammissibile che i siciliani siano costretti a ‘emigrare’ per sottoporsi a presentazioni mediche assicurate ai cittadini italiani residenti in altre Regioni. Non capiamo perché il contributo non viene rinnovato, e nel frattempo l’assessorato alla Salute eroga rimborsi, per questo genere di prestazioni, ai sistemi sanitari di altre regioni, ai quali si rivolgono i siciliani”.