Non ci voleva certo la palla di vetro per prevedere che la questione morale all’Ars sarebbe scivolata nel dimenticatoio. A parte noi, nessuno a palazzo d’Orleans e a palazzo dei Normanni ha proferito parola sui deputati e sugli assessori indagati, e sulla vicenda è calato, nuovamente, il silenzio.
Ci sarà, forse, un dibattito d’aula. Difficile capire come e, soprattutto, quando, anche se, pure in questo caso, per collocarlo dopo le Europee non ci vogliono particolari facoltà divinatorie.
Intanto all’Ars il collegato alla Finanziaria è ancora in rampa di lancio. A dirigere le operazioni, in commissione Bilancio, sarà Riccardo Savona, accusato di una truffa di 800 mila euro sulla Formazione professionale. Ma nei Palazzi del potere sembra non essersene accorto quasi nessuno. Né Musumeci, né la sua maggioranza, né il Pd, che si sono esibiti in un imbarazzante, ma per nulla imbarazzato, silenzio. Gli afoni delle istituzioni, probabilmente, ritroveranno la favella al terzo grado di giudizio dell’eventuale processo, quando i soldi del collegato saranno evaporati da anni. Per carità, tutti sono innocenti fino a prova contraria, ma non è scritto da nessuna parte che, nel frattempo, gli ‘avvisati’ debbano restare per forza nella sala dei bottoni. Restino pure all’Ars, ma a debita distanza dai ruoli chiave. Facciano un passo indietro, e, se non sono disposti a farlo, a chiederglielo sia il loro partito, o meglio, il presidente della Regione, che, come suo costume in queste occasioni, rischia di rimediare un brutto torcicollo a furia di girarsi dall’altro lato. Noi, però, non molliamo: durante il collegato diserteremo i lavori in commissione. Per noi, Savona e la presidenza della seconda commissione restano compatibili come il presepe e Ferragosto.
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