Due emendamenti al testo approvato sono stati presentati dalla deputata regionale Schillaci. Una delle modifiche riguarda la durata dell’incarico di membro del comitato etico.
Il Codice etico approvato oggi pomeriggio dalla commissione Antimafia dell’Ars contiene due emendamenti proposti dalla deputata regionale Roberta Schillaci, del Movimento 5 Stelle. Il primo emendamento, all’art. 15 del Codice, ha esteso l’obbligo per i deputati di comunicare se siano sottoposti a procedimenti per danno erariale da parte della Corte dei Conti, elemento che il testo iniziale non prevedeva. Il secondo emendamento, all’art. 21, interviene sulla durata dell’incarico di membro del comitato etico: inizialmente previsto per tutta la legislatura, viene invece ridotto a due anni e mezzo, non rinnovabile, garantendo così il principio della rotazione.
“Avere approvato a un giorno dalla commemorazione della strage di Capaci questo Codice etico – sostiene Schillaci – è un atto di grande importanza sul piano concreto e su quello simbolico, perché rappresenta un segnale forte in un momento storico in cui la questione morale è diventata pregnante. Ciascun deputato dovrà adesso dimostrare il proprio senso di responsabilità nell’approvazione del Codice in Aula, mentre resta ancora urgente la necessità di convocare una seduta specifica per affrontare la questione morale”.
“Avevo proposto un altro emendamento – ricorda Schillaci – che prevedeva il divieto di far parte della Commissione Antimafia per chi avesse a carico procedimenti di prevenzione, procedimenti penali per reati di criminalità organizzata o contro la Pa; per una questione tecnica non è stato introdotto nel Codice etico, ma sarà oggetto di modifica della legge istitutiva della stessa commissione Antimafia, per la quale presenterò a breve uno specifico disegno di legge”.
“Ben venga l’approvazione del Codice etico – dichiara il deputato regionale M5S Antonio De Luca, componente della commissione – peccato che sappiamo benissimo che a nulla vale la scritturazione di una norma se poi non cambia l’atteggiamento dei partiti e dei soggetti politici che animano i dibattiti parlamentari. L’etica politica, infatti, non può essere imposta per legge, purtroppo, ma dev’essere insita in chi decide di impegnarsi per il bene pubblico. Il Movimento 5 Stelle non ha avuto bisogno di una norma parlamentare per dotarsi di un proprio codice etico che pretende che chi si candida con noi deve avere la fedina penale pulita e nessuna indagine a proprio carico. Abbiamo rinunciato a tanti candidati validi pur di mantenerci coerenti con i nostri principi, che ben rispecchiano l’insegnamento di Paolo Borsellino che diceva che i politici non devono solo essere onesti, ma devono anche apparire tali. Non sempre servono 3 gradi di giudizio per stabilire che una persona non è adatta a rappresentare i siciliani, a volte può essere sufficiente il comportamento tenuto”, conclude De Luca.