“Alcuni dei terreni della Playa di Catania, che la Regione ha inserito in un elenco di propri beni da vendere di cui avevamo dato notizia a settembre, ricadono all’interno del complesso alberghiero Romano Palace”. Lo affermano le deputate regionali del Movimento 5 Stelle, Gianina Ciancio, Jose Marano e Angela Foti, che in seguito a una richiesta di accesso agli atti, presentata al Dipartimento regionale delle Finanze e del credito, hanno appreso che “il Romano Palace è stato edificato su terreni di cui la Regione, sempre cointestataria in atti dalla prima denuncia in Catasto, è ‘proprietaria per l’aria’, mentre le due società che si sono succedute nella titolarità dell’albergo risultano rispettivamente come ‘possessore ditta senza titolo reso pubblico fino al 2005’ e come ‘proprietà superficiaria’”. Questa è una parte del contenuto della risposta del Dipartimento all’accesso agli atti, che nella stessa comunicazione conclude con la dicitura “le società che si sono succedute nel tempo nel possesso dell’albergo in questione, sicuramente non hanno alcun titolo legale pubblico da far valere in ordine alla titolarità del terreno, che si ritiene legittimamente di proprietà regionale”.
Le deputate regionali riferiscono inoltre di aver appreso sempre dalla stessa risposta che sarebbero in corso “accertamenti per verificare la situazione della proprietà superficiaria”. Per le esponenti M5S si tratterebbe quindi di una “grave anomalia, sulla quale stiamo presentando un’interrogazione al governo regionale perché si chiarisca al più presto la situazione e si spieghi ai siciliani come la Regione pensava di mettere in vendita un proprio terreno sui cui per anni non si è riscosso alcun canone e su cui è sorto, non si sa in base a quali titolarità, un grande e noto complesso alberghiero, in una delle aree più importanti e significative della città sul piano del potenziale turistico”.
”Oltre alla gravità della circostanza specifica inerente i terreni della Plaja – concludono – c’è da capire se si tratta di un caso isolato o della punta dell’iceberg di un problema molto più grande. In un momento di grave crisi per le casse della regione, non solo il governo non verifica gli introiti dovuti dai privati per l’utilizzo di demanio pubblico, ma rinuncia persino alla loro gestione svendendo il proprio patrimonio”.
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