In Sicilia cinque ginecologi su sei si oppongono all’applicazione della legge 194/78. Interrogazione all’Ars per chiedere al governo regionale il reclutamento differenziato di medici e operatori sanitari, potenziamento dei consultori e campagne informative
Riequilibrare il numero dei medici non obiettori di coscienza con quelli obiettori negli ospedali siciliani, e garantire alle donne l’effettivo diritto di scegliere liberamente se e quando essere madri: lo chiedono i parlamentari del Movimento 5 Stelle e del Pd, insieme ai deputati Claudio Fava e Valentina Palmeri, attraverso un’interrogazione all’Ars. L’iniziativa, che nasce da una petizione lanciata dalla “Rete Consultiva delle donne Trapani” e si unisce alle interrogazioni già presentate alla Camera e al Senato, punta ad una piena e corretta applicazione della legge 194/78 sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza.
“In Sicilia – evidenziano i parlamentari – i principi sanciti dalla 194 sono costantemente messi in discussione a causa del fenomeno dell’obiezione di coscienza da parte di medici, anestesisti, ostetriche e operatori socio-sanitari, che resistono all’interruzione di gravidanza farmacologica. I dati lo dimostrano: nella nostra regione, cinque ginecologi su sei sono obiettori di coscienza; dai dati del 2019 il tasso dei medici obiettori era dell’85,8%, a cui va aggiunto quello degli anestesisti che è pari al 73,1%. Attraverso il nostro atto parlamentare chiediamo al governo regionale se stia pensando a forme di mobilità del personale medico e di reclutamento differenziato proprio per equilibrare, sulla base dei dati disponibili, il numero degli obiettori e dei non obiettori, anche bandendo concorsi riservati a ginecologi non obiettori. Inoltre evidenziamo la necessità di potenziare i consultori, che hanno un ruolo centrale nell’assistenza della donna in stato di gravidanza e proponiamo campagne di informazione mirate soprattutto a scuole, mediatori culturali e comunità straniere”.
“In Sicilia – proseguono – ci sono alcune città in cui la legge 194 rischia di non trovare applicazione; secondo l’ultimo report del ministero della Salute, il dato delle interruzioni di gravidanza in Sicilia è risultato in discesa nel 2020 (4.920) rispetto al 2019 (5.281) e anche rispetto agli anni precedenti. Una tendenza sulla quale è ragionevole pensare che abbia influito la difficoltà di ricorrere all’interruzione di gravidanza, ma che potrebbe addirittura celare il rischio che molte donne facciano ricorso a strutture clandestine. Ad oggi, l’interruzione volontaria della gravidanza farmacologica con Ru486 è possibile solo in otto strutture in tutta la Sicilia. Tutto questo – concludono – equivale a negare il fondamentale diritto di scelta da parte della donna previsto dalla legge 194, che è stata una conquista di civiltà e che va tutelata degnamente”.