“Lo Stato ha stanziato già lo scorso anno ben 24,5 milioni di euro per le imprese siciliane particolarmente colpite dal Covid, come quelle operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati, ma la Regione li tiene in cassa e oggi rischia di dover rimandare indietro 21 milioni mentre le imprese non hanno visto un centesimo. Dalla Regione adesso ci aspettiamo soluzioni, non giustificazioni”. A dichiararlo è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Valentina Zafarana che porta all’ARS, con una specifica audizione in commissione monitoraggio Leggi, la questione relativa alla mancata erogazione dei ristori messi a disposizione dal governo nazionale a giugno 2021 per le imprese colpite dalla crisi covid. La Commissione si aggiornerà mercoledì della prossima settimana.
“La Regione – spiega Zafarana – dopo aver incamerato questi fondi, avrebbe dovuto predisporre un bando, tramite gli assessorati retti da Turano e Messina, per risarcire le imprese gravemente danneggiate dal calo dei profitti anche dopo i vari lockdown. Purtroppo però tale bando non ha mai visto la luce perché i fondi sono stati trasferiti alla CRIAS che nel frattempo è in fase di fusione con l’IRCAC per trasformarsi in IRCA, ente unico che non ha ancora uno statuto e questo blocca ogni possibile attività”.
“Da mesi – continua la deputata – sono a lavoro affinché le imprese colpite dalla crisi covid possano finalmente attingere a questi fondi, chiedendo che una parte venga distribuita a fondo perduto, che le aziende siano individuate attraverso criteri trasparenti legati alla perdita di fatturato tra il 2019 e il 2020, ed altre misure specifiche. La cosa più grave è che a fine Giugno 2022 scadrà il ‘quadro temporaneo sugli aiuti di Stato’ concesso dall’Europa, e quindi probabilmente non sarà più possibile erogare questi fondi alle condizioni previste più di un anno fa (il decreto istitutivo del fondo è del Marzo 2021), ovviamente particolarmente vantaggiose rispetto a quelle concesse dalla normativa standard. Non è possibile mandare in fumo fondi attesi da più di un anno, tantomeno per mere questioni burocratiche” – conclude Zafarana.