Trizzino: “Ci vuole il contributo di 5 regioni e la Sicilia può diventare capofila di questa iniziativa”.
Un referendum abrogativo. Ma anche un ricorso costituzionale e perfino una legge voto. L’Ars affila le armi per fermare l’articolo 38 dello “Sblocca Italia” che rischia di spianare la strada alla trivelle un po’ dovunque in Italia e soprattutto in Sicilia. Le proposte per bloccare quella che è stata definita un po’ da tutti una follia sono venute fuori da un’audizione tenuta oggi dalla commissione Ambiente di Palazzo dei Normanni a cui hanno preso parte oltre ai componenti della commissione, il direttore delle campagne di Greenpeace, Giannì, il vice presidente dell’Anci, Amenta, dirigenti regionali, rappresentanti di associazioni di pescatori ambientaliste e del settore del turismo. “Martedì – dice il presidente della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino – la proposta del referendum sarà discussa in commissione con l’obiettivo di portarla in Aula in tempi brevissimi. Il ricorso può essere fatto da 5 Regioni e la Sicilia può e deve essere quella capofila. Questo articolo va fermato a tutti i costi e noi abbiamo il dovere morale di tentare tutte le iniziative possibili se vogliamo salvare la nostra terra dal disastro”.
Critici gli interventi sull’articolo 38 dei deputati del Movimento 5 stelle Tancredi, Foti e Palmeri che hanno avuto dure parole contro la linea del governo “succube delle volontà dei petrolieri”. “Se questo articolo fosse stato scritto da loro – ha detto Tancredi – sarebbe stato meno indecente”. “Per fare un favore ai petrolieri – ha detto Angela Foti – si va contro gli obiettivi della pianificazione europea basata su energie rinnovabili, biodiversità e marina protetta”. Al centro del dibattito della commissione c’è stato pure il protocollo firmato da Stato, Eni e Regione “che va in direzione diametralmente opposta ad una vera e sana politica ambientale”, direzione che è stata ribadita da una risposta ad una mozione a prima firma di Valentina Palmeri.
“In soldoni – ha detto la Palmeri, che ha stigmatizzato l’assenza del governo all’Audizione – il governo ammette che la ricerche petrolifere possono contemplare rischi , ma ci sono priorità che vanno oltre e queste non sono altro che quelle di natura economica”. Ma i benefici economici che deriverebbero da una eventuale invasione di trivelle -hanno sottolineato gli intervenuti all’audizione – sarebbero veramente minimi e non porterebbero nemmeno occupazione, visto che ormai le piattaforme sono del tutto automatizzate.
“Nella piattaforma che abbiamo occupato recentemente – ha raccontato Giannì- non abbiamo trovato nessuno. Addirittura siamo stati noi a dovere segnalare all’Eni la nostra presenza sulla struttura”. “Nella lotta alle trivelle – ha sottolineato Antonio Zanotto (Cetri) – l’importanza delle Soprintendenze è fondamentale. Queste hanno il dovere di dire no alle autorizzazioni nelle zone tutelate”.