La deputata messinese intima al governo regionale di verificare l’intero iter, facendo luce su tante stranezze e presunte irregolarità
Un impianto di trattamento rifiuti speciali, pericolosi e non, localizzato sul mare di San Pier Niceto, a poche centinaia di metri dai centri abitati, che a seguito delle proteste delle associazioni locali si trasforma magicamente in un “depuratore” grazie a un colpo di penna. Questa, e tante altre incongruenze, sono l’oggetto dell’interrogazione presentata all’Ars dalla deputata regionale Valentina Zafarana, del Movimento 5 Stelle, che chiede di ritirare tutte le autorizzazioni concesse e mandare gli ispettori negli uffici regionali e locali coinvolti nel procedimento.
“Quando ho iniziato a studiare il caso – spiega Zafarana – non mi aspettavo di trovare una quantità così elevata di omissioni e, per usare un eufemismo, inesattezze nell’applicazione delle procedure. In sostanza un impianto che tratterà le acque e gli olii di sentina delle navi di chissà quanti porti, riconosciuti come rifiuti speciali dalla normativa vigente, ha ricevuto autorizzazioni che, a nostro parere, non poteva ricevere, in beffa alle leggi nazionali e regionali”.
“Per fare un esempio – continua Zafarana – uno dei soggetti interessati, il Consiglio regionale dell’Urbanistica, ha chiesto ad Arpa e assessorato Energia se l’impianto poteva essere considerato un ‘impianto di depurazione’, che gode di norme e vincoli diversi rispetto agli impianti di trattamento dei rifiuti. Bene, sia Arpa che assessorato hanno risposto di no, che quello doveva essere considerato un impianto di trattamento rifiuti, fra l’altro speciali. Eppure il Consiglio ha completamente ignorato queste risposte, e ha legittimato l’autorizzazione data, nonostante fosse in evidente violazione delle norme”.
“Quello che è successo – rincara la dose la deputata – è molto grave. La Regione deve ritirare immediatamente le autorizzazioni concesse, vista la quantità di incongruenze che sono venute fuori, e mandare ispettori in tutti gli uffici coinvolti. Inspiegabile, fra le altre cose, il comportamento dell’Assessore dell’epoca, Croce, che ha emesso due decreti autorizzativi, a mio parere, illegittimi, escludendo dalla valutazione di Impatto ambientale un impianto che dovrà trattare rifiuti pericolosi in area soggetta a numerosi vincoli, tanto culturali che derivanti dalle leggi regionali”.
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