Un fondo regionale di rotazione per le spese di raccolta e smaltimento dei rifiuti, per concedere ai comuni anticipazioni senza interessi sui costi riguardanti gli emolumenti degli operatori ecologici. A chiederne l’istituzione è il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars Giovanni Di Caro che con un ordine del giorno approvato oggi a Sala d’Ercole propone tale soluzione per eliminare i disagi per gli operatori ecologici che non ricevono puntualmente gli stipendi a causa della difficile riscossione della Tari da parte dei Comuni. “Come ben sanno gli amministratore locali – spiega Di Caro – i Comuni attraverso la riscossione della TARI, pagano anche gli stipendi degli operatori ecologici, peccato però che difficilmente riescono ad operare anticipazioni poiché, negli ultimi 10 anni, si e assistito ad una drastica riduzione dei trasferimenti nazionali e regionali agli Enti Locali.
I trasferimenti sono sono assottigliati dagli 11,1 miliardi di risorse nazionali del 2008 ai 330 milioni di euro del 2021. In Sicilia, in particolare, si e progressivamente registrata un’impennata dei Comuni in dissesto, in predissesto e strutturalmente deficitari. Negli anni in pratica si registra un imponente contrazione delle risorse da destinare alla spesa sociale e agli altri servizi essenziali. Sarebbe quindi auspicabile che la Regione si facesse carico degli stipendi di questi lavoratori attraverso l’istituzione di un fondo regionale di rotazione da concedere ai Comuni. Le anticipazioni possono essere rimborsate al fondo utilizzando gli incassi della tassa sui rifiuti dei Comuni che ne fanno richiesta.
Le ditte aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti dovrebbero inserire in fatture distinte gli importi relativi agli emolumenti degli operatori ecologici. L’idea è quella di alimentare tale fondo di rotazione attraverso lo stanziamento di risorse regionali e mediante il rientro delle somme degli enti che ne hanno beneficiato. La Regione – conclude Di Caro – è tenuta a farsi carico delle difficoltà dei Comuni e dei lavoratori che non possono essere sempre l’anello debole di una catena che non funziona per ragioni politiche e strutturali”.