Si è tenuto in data 01 Marzo c.a., presso il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, il 2° Convegno sul tema “Euro o Sovranità Monetaria” organizzato dal MoVimento 5 Stelle Messina e dal gruppo EEV (Economia Etica e Valore) di Cambiamo Messina dal Basso, in collaborazione con RESET!, la Biblioteca Fiori Gialli e GAS-“Naturaleggiando”.
Il primo intervento, dal titolo “Unione politica, monetaria, bancaria: quale Europa?” è stato tenuto dal prof. Nino Galloni, economista, docente universitario e scrittore italiano.
“Nell’attuale sistema finanziario sovranazionale, quello che conta non è il rendimento dalle operazioni o dai titoli, ma il loro numero: quest’ultimo aumenta di più se il sottostante è tossico, ovvero se aumentano i paesi in difficoltà. Allora Austerity e Spending Review non servono a migliorare i conti pubblici e, in generale, la situazione sociale di un Paese, ma a peggiorarli: così si possono far crescere i derivati e i derivati sui derivati, titoli tossici e assicurativi su ogni cosa e di tutti i tipi. Si scommette su tutto e non importa indovinarci, ma solo destinare crescenti risorse alle scommesse. Secondariamente i Paesi iniziano a svendere i Beni Pubblici: dalle partecipate, all’acqua, dall’energia agli immobili di pregio storico-architettonico. In ultimo tutto questo serve ai Governi per testare quanto un popolo sia disposto a sopportare prima di superare la soglia reale della ribellione. Ma come siamo arrivati a questo?
Dal 1944 al 1979 la cosiddetta “regola di Cambridge” (o regola aurea) assicurava la massimizzazione di profitti, salari, produzione, e di consumi (sistema capitalistico che portava ad un aumento della cosiddetta “classe media”); dagli anni ‘80 fino al 1992 il sistema capitalistico muta e porta all’aumento dei tassi di interesse sui Titoli e quindi all’abbassamento di investimenti nei Paesi meno appetibili: i Paesi più deboli diventano sempre più deboli, quelli più forti si rafforzano sempre più! Dal 1992 al 2001 il modello cambia ancora tramite diminuzione dei Titoli e i conseguenti investimenti dei privati (cittadini) in Borsa. Tale modello, a livello mondiale, inizia a collassare, semestre dopo semestre, dalla primavera del 2001: iniziano le vendite in Borsa ed aumentano le derivazioni ed i Titoli tossici. Nel 2008 ci si rese conto che la massa monetaria che entrava nelle banche dai “risparmiatori” era molto più bassa di quella che le stesse banche immettevano nel mercato economico mondiale: inizia così la fase della finanza ultra-speculativa che ha come unico obbiettivo l’aumento delle operazioni finanziari, disinteressandosi della possibilità di rientro e portando quindi al massimo le speculazioni.
Come possiamo uscire da tutto ciò?
Ripristinare la netta divisione tra soggetti speculatori e banche centrali e ripristinare la sovranità monetaria del Paese, permettendo così allo stesso di agire in modo autonomo rispetto alle necessità della propria economia. Esistono in Italia 4 milioni di piccole imprese…”
Il secondo intervento, dal titolo “Prospettive economiche dopo il Decreto IMU-Banca d’Italia” è stato tenuto dal Portavoce deputato del MoVimento5Stelle al Parlamento, e componente Commissione Finanze, Alessio Villarosa.
“il nostro Paese deve oggi decidere di come gestire la propria Economia, se continuare con l’utilizzo di indicatori (vedi SPREAD) assolutamente inutili o strutturare un modello economico nuovo di intervento, per gestire le Casse del Paese. Con un decreto legge (con una discutibile valenza costituzionale) durante il periodo natalizio si decide che, dopo 76 anni, dovranno essere ridiscusse le quote di partecipazione a Banca d’Italia. Quindi un provvedimento che si aspetta da 76 anni, un provvedimento che cambia gli assetti della Banca Nazionale di un paese non passerà dal ramo parlamentare che PER COSTITUZIONE invece dovrebbe esaminare approfonditamente.
Banca d’Italia perderà 7,5 miliardi di euro dalle proprie riserve di proprietà dei cittadini, mentre le quote delle banche private cresceranno per “travasamento” dalle riserve alle quote azionarie. Inoltre la cosa incredibile è ciò che si legge all’art.4 comma 4 del decreto – le quote di partecipazione possono appartenere solamente a banche (o a imprese di assicurazione e riassicurazione) aventi sede legale e amministrazione legale in Italia. Tutto ciò non tutela affatto la proprietà italiana delle quote! Pur avendo una società sede legale in un Paese non è affatto sicuro che la sua proprietà appartenga al Paese stesso!”
Interviene Sergio Tancredi Portavoce deputato all’A.R.S. del MoVimento5Stelle, componente della commissione Affari Istituzionali “la discussione mette in risalto come esistano livelli di controllo diversi, in primis la grande finanza che ha ‘’comprato’’ la classe politica determinando i guasti che stiamo subendo. Da riconsiderare quindi l’aspetto di degrado della politica italiana che ha visto nell’ultimo ventennio il reclutamento di elementi che sono di fatto inconsapevoli delle strategie maggiori imposte dalla finanza internazionale – stuolo di cattivi politici gestiti da ministri che seguono logiche contrarie all’interesse nazionale. Noi del movimento abbiamo l’obbligo morale di programmare più incontri possibili con personalità del calibro del prof. Galloni per promuovere la consapevolezza su questi temi e sulla finanza che sta diventando determinante nella vita di tutti noi.”
Interviene l’assessore alla Cultura, del Comune di Messina, Perna: “quando ero presidente del parco dell’aspromonte portai avanti un progetto, attuatosi, con il quale si è permesso di stampare la prima moneta locale: dopo un breve periodo la Banca d’Italia mandò un commissario che chiuse tutte le attività del parco e con un timbro scrisse “questa non è una moneta”. Complimentandomi con il Portavoce del m5s Villarosa che, contrariamente a quello che viene espresso dalla stampa, è un concentrato di competenza ed ironia, chiedo di poter lavorare in sinergia per portare avanti un progetto importantissimo: recuperare il valore sociale della moneta. Bisogna capire che non tutto può stare sul mercato mondiale e si deve tornare a parlare di sovranità monetaria a livello locale. Alcuni sindaci in Inghilterra stanno stampando moneta locale per pagare gli stipendi! Non si deve però pensare ad una moneta locale a fini secessionisti (vedasi Lega Nord negli anni ‘90 o quella proposta da Pizzino): bisogna studiare un meccanismo con il quale si possa costruire la fiducia in questo modello: la moneta, del resto, è semplicemente fiducia.”
3 commenti
Dispiace non poco leggere essere definito secessionista il Progetto di Legge di iniziativa popolare per l’adozione della moneta siciliana Grano. L’Associazione di promozione sociale “Progetto Sicilia” ha il merito di aver promosso questa iniziativa in virtù di quanto previsto dallo Statuto speciale della Regione Siciliana che all’articolo 12 così recita: “Il popolo esercita l’iniziativa delle leggi mediante presentazione, da parte di almeno diecimila cittadini iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Regione, di un progetto redatto in articoli.” Il Progetto di Legge proposto all’Assemblea Regionale Siciliana è rispettoso di ogni norma del Trattato di Maastricht. L’articolo 128, paragrafo 1, terzo periodo, nello stabilire che solo le banconote emesse dalla BCE e dalle BCN hanno corso legale nell’Unione, non vieta però che i singoli Stati possano emettere proprie banconote. Questo significa che la Sicilia ha facoltà di emettere moneta, purché prive di “corso legale”, cioè a patto che esse risultino sprovviste dell’obbligatorietà della loro accettazione quale mezzo di pagamento. Ergo, la Regione Siciliana può emettere moneta la cui accettazione è facoltativa. Riepilogando, la Regione Siciliana, pur non abbandonando l’euro, potrebbe creare una moneta complementare regionale che affiancherebbe l’Euro, e la cui accettabilità come strumento di pagamento sarà lasciata alla volontà dei cittadini e degli operatori economici. Inoltre, ci piace evidenziare anche il pieno rispetto dell’articolo 42 della Costituzione Italiana, infine, non secondari gli articoli 36, 40 e 41 dello Statuto della Regione. Se un Progetto di Legge di iniziativa popolare promosso da un’associazione di promozione sociale rispettosa di ogni norma, legge ed articolo può definirsi secessionista, allora, siamo orgogliosi di essere secessionisti. Definire secessionista uno strumento di pagamento territoriale, in questo caso Regionale, significa fare un torto ai propri studi, alle proprie teorie, agli propri esperimenti in ambito territoriale applicate dallo stesso Professor Perna, in disaccordo con se stesso, essendo l’autore del Progetto eco-aspromonte. Perna così definiva la sua creatura: ”Un esperimento ma soprattutto una scommessa per rilanciare le attività produttive del parco rafforzando l’identità locale.” Era secessionista l’allora Perna? E’ secessionista Sergio Tancredi del M5S commissionando uno studio di moneta regionale a “ Noi Siciliani Liberi” ? E’ tutto estremamente paradossale Perna e Tancredi, esperimentano o commissionano progetti di moneta locale con carattere secessionista, senza alcuna base giuridica e progettuale, e vengono definiti “ Illuminati” noi di Progetto Sicilia che ci ispiriamo agli studi del Prof. Dr Margrit Kennedy ed al Professor Giacinto Auriti ai quali tutto si poteva attribuire tranne che fossero secessionisti, noi, veniamo definiti secessionisti, dagli stessi che lo ispirano e lo praticano.
Sono daccordo nell uscire dall euro .Riprenderci la nostra sovranita monetaria
Fare emettere moneta da una S.p.a.? Mettera a garanzia del suo progetto “Grano” tutti i BENI IMMOBILI della Regione Sicilia? Fare sottoscrivere buoni da 5.000 € ai cittadini, sperando che raddoppino sulla base di calcoli senza ne capo ne coda? No, grazie. L’emissione di moneta deve essere fatta da una Banca PUBBLICA, quindi basta nazionalizzare una piccola banca decotta (e ce ne sono tante), commissionare la stampa delle banconote con asta pubblica, e pagarle al COSTO di STAMPA (per evitare il SIGNORAGGIO a cui siamo sottoposti da anni e che ci sta portando al tracollo insieme agli INTERESSI ALTISSIMI per COMPRARE la MONETA STRANIERA €). La MONETA è del POPOLO e NON di una S.P.A.