Ormai ci siamo. Biancavilla entra ufficialmente in campagna elettorale. Le liste sono state presentate, grosso modo con scarse sorprese. Stupisce invece (non troppo però) l’elevato numero di liste civiche “di supporto” e di candidati/e civetta, o riempilista che dir si voglia: diverse persone hanno ricevuto da parte dei loro datori di lavoro offerte di candidature “che non si possono rifiutare”, altre sono state candidate (e sottolineo “sono state”) in maniera così rocambolesca da ignorare persino la lista nella quale si trovano.
Inutile il richiamo alla sobrietà, all’etica, al senso profondo della parola politica; inutile l’invito ad allontanare gli imputati per le commissioni bluff (il cui processo continua a slittare), inutile rimarcare l’importanza di campagne elettorali oneste e democraticamente valide, inutile il tentativo di screditare vecchie logiche partitiche che minano alla base il concetto stesso di democrazia. Tutto inutile. Anche stavolta la campagna elettorale sarà dominata dal voto di scambio, dal favore, dal familiarismo. Tutti ne parlano, tutti sanno di cosa stiamo parlando quando si nomina il voto di scambio. Eppure tutti in qualche modo ci si ritrovano dentro, senza potersi tirare fuori dalla spirale vorticosa che ci sottrae la libertà per un pezzo di pane o poco più.
E’ davvero difficile comprendere che l’amministrazione dev’essere composta da nostri dipendenti che svolgono, su nostro mandato, ciò che più ci è necessario? E’ davvero così complesso il concetto di democrazia? O siamo davvero così moralmente deboli da lasciarci allettare dall’opaca – e sempre più remota – prospettiva di un lavoro al call center? Evidentemente si.
Senza lanciarmi in complesse analisi politiche, mi limito a descrivere i fatti: su 14 liste e 268 candidati, soltanto una forza politica, ovvero il MoVimento 5 Stelle, non accoglie al suo interno professionisti della politica e trasformisti dell’ultima ora; solo il 5stelle non avalla i vecchi sistemi clientelistici e ripudia in maniera definitiva e netta la candidatura di gente imputata, prescritta o rinviata a giudizio. Purtroppo i candidi moralismi fioccati in un primo momento, si sono sciolti come neve al sole nell’istante in cui, conti alla mano, si sono prese in considerazione le possibili “perdite” derivanti. Da ciò deduciamo tristemente due evidenze: la prima, che numerosi politici locali, in spregio a qualsiasi questione morale, preferiscono offendere le istituzioni e i cittadini piuttosto che perdere consensi; la seconda, che centinaia di cittadini biancavillesi continuano imperterriti a votare gente indagata o prescritta. Perché? Sperano forse che “sbagliando si impara”?
Mentre gli attivisti 5stelle scendono umilmente per le strade, confrontandosi a viso aperto con la realtà cittadina ed informando riguardo a scandali come quelli sul depuratore e il bando energetico, le altre forze prenotano incontri e gite, barattano voti, confondono il diritto con il favore, brancolano di casa in casa estorcendo consensi, come vecchie attrici di avanspettacolo che supplicano per restare ancora un po’ sulla scena. Cariatidi coperte da foglie di fico insozzano la politica e i muri delle nostre strade, motteggiando slogan offensivi per la loro arroganza, per la palese truffa che lasciano presagire, per la ripetitiva monotonia.
Perché ci ostiniamo a chiamare democrazia tutto questo?