Due atti a Montecitorio, indirizzati al ministero della Giustizia, mirano ad indagare sulla vicenda che rischia di penalizzare una struttura di primissimo livello.
La deputata palermitana Giulia Di Vita, prima firmataria: “Ministero totalmente indifferente, il problema non è nuovo, ma si è preferito lasciare l’isola in balia di se stessa e senza risposte”. ”Secondini trattati peggio dei detenuti e con l’organico in procinto di essere decimato”.
Succede al modernissimo carcere di Favignana, tecnologicamente avanzato e con numerosissime attività da far invidia alle più avanzate strutture carcerarie. Qui a star male, paradossalmente, più che i detenuti, sono le guardie carcerarie, costrette a vivere in spazi angusti e tenuti malissimo, e il cui organico potrebbe ridursi notevolmente da un momento all’altro.
La situazione della struttura è stata “fotografata” da due interrogazioni targate Movimento 5 Stelle, presentate alla Camera ed indirizzate al ministero della Giustizia, per indagare a fondo sulla vicenda e per capire se è in dirittura d’arrivo qualche soluzione.
”Il problema– afferma la deputata palermitana Giulia Di Vita – è che nel nuovo carcere non è stata prevista la caserma per il personale di sorveglianza, che è stato costretto ad un sistemazione di fortuna nel vecchio carcere, il castello San Giacomo, in spazi veramente angusti e senza il minimo comfort”.
Gli addetti alla sorveglianza, infatti, sono costretti a dividere stanze di pochi metri quadrati, senza tv e aria condizionata, con acqua calda a singhiozzo e con letti che, alcune volte, (quando il maltempo costringe il personale smontante a rimanere sull’isola) non sono nemmeno sufficienti.
La manutenzione del castello è praticamente inesistente, affidata alla buona volontà del personale, che riesce a sistemare quel che può nella speranza di un intervento dall’ ‘alto’.
Ma dall’ ‘alto’, dai palazzi romani, sarebbe arrivata al sindaco di Favignana solo una proposta difficilmente ricevibile: al Comune sarebbe stato delegato il compito di reperire gli alloggi per il personale in cambio della cessione del castello (da utilizzare a fini turistici).
”Entrando in possesso del castello – dice Giulia di Vita – il Comune dovrà farsi carico dell’abbattimento delle mura di cinta e della sua ristrutturazione, per renderlo fruibile ai turisti. Come può il ministero – commenta la deputata – fare scaricabarile con un problema di sua competenza?”.
Gli alloggi per i secondini, per la verità, sarebbero stati previsti nel progetto del nuovo carcere, ma sarebbero spariti in fase di realizzazione.
”Per capire perché – afferma Giulia di Vita – io e il deputato all’Ars Giorgio Ciaccio abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti, ma finora senza alcun successo”.
Ma i problemi per le guardie carcerarie non si limitano agli alloggi. Sull’organico pende infatti la spada di Damocle di ben 24 trasferimenti: un recente provvedimento emesso dal DAP (Dipartimento dell’Ammnistrazione Penitenziaria) dispone infatti il rientro nelle sedi di assegnazione di 24 poliziotti distaccati dal 2011 nell’isola.
L’eventuale partenza di questi agenti rischierebbe di mettere in ginocchio il carcere, che si ritroverebbe a contare solo su 71 agenti, visto che 18 di quelli in organico fanno parte della base navale e, pertanto, non possono essere utilizzati per attività all’interno del carcere. Per cercare di fermare il provvedimento si sono mobilitati i sindacati degli agenti e il sindaco di Favignana, che ha prospettato gravi ripercussioni del provvedimento anche sull’economia dell’isola che, soprattutto d’ inverno, ruota attorno al carcere.
”Il problema – sostiene Giulia Di Vita – non è nuovo e rivela la totale indifferenza del ministero, che non si è mai adoperato veramente per risolvere il caso Favignana, lasciando l’isola in balia di se stessa e senza risposte. Ed è un un vero peccato, perché il carcere isolano è una bella realtà che andrebbe valorizzata – cosa che vale anche per resto il castello – e non condannata ad un lento degrado”.
Recentemente sull’orizzonte del carcere si sono addensati altri nuvoloni neri: l’ex direttore e l’ex comandante della polizia penitenziaria della casa di reclusione sono stati rinviati a giudizio per abuso di ufficio e peculato. “La cosa – commenta Giulia di Vita- non ci fa sperare bene per il futuro”.