Le deputate palermitane alla Camera Chiara di Benedetto, Giulia Di Vita e Claudia Mannino avevano denunciato le inaccettabili condizioni di lavoro delle guardie proprio nei giorni scorsi, dopo una visita ispettiva al carcere borbonico. “Aspettiamo ancora risposte dalla direttrice, che non può giustificare tutto”.
“Un’aggressione per nulla casuale ‘figlia’ della carenza di sicurezza e personale”. L’ennesimo, increscioso, fatto verificatosi nel penitenziario palermitano, per le deputate palermitane alla Camera del Movimento 5 Stelle, Chiara Di Benedetto, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ha matrici chiarissime e del tutto scontate, a differenza di quanto affermato dalla direttrice del carcere, secondo cui, episodi del genere ‘possono capitare’.
“Certo che possono capitare – affermano le deputate – ma qui il rischio è che diventino sistematici, se le condizioni del carcere rimarranno quelle che sono attualmente, specie nella sezione nove, dove i veri carcerati sembrano gli agenti, che hanno a disposizione per muoversi spazi angusti, che giocoforza li espongono costantemente a potenziali pericoli. Abbiamo visto con i nostri occhi, nel corso di una recente ispezione, lo stato in cui operano: pochissimi metri quadrati, non più di otto-nove, circondati su tutti i lati da grate e a strettissimo contatto con i carcerati. Lavorano in tali condizioni di disagio che spesso i detenuti li scherniscono chiedendogli se sono loro, gli agenti, i veri prigionieri”.
Alla direzione del carcere le deputate hanno chiesto gli elenchi del personale e i carichi di lavoro, per meglio fotografare la situazione, ma ancora non hanno avuto risposta.
“Ci piacerebbe – affermano le deputate – che la direttrice, che non abbiamo avuto il piacere di conoscere, visto che in occasione della nostra ispezione non ha ritenuto opportuno farsi trovare, cercasse di collaborare piuttosto che giustificare l’ingiustificabile. Oggi per fortuna non c’è scappato il morto. Si aspetta che questo succeda per muoversi?”.
La carenza di sicurezza, per le deputate non mette a rischio solo il personale del carcere.
“A lungo andare – dicono- finirebbe col ripercuotersi anche sull’attività rieducativa che, in fin dei conti,è il vero scopo della detenzione”.
1 commento
Ma la direttrice del carcere non se ne può lavare le mani, ogni dirigente deve essere responsabile del posto che dirige!!!!