Buona parte della fascia costiera è sprovvista di fognature e di illuminazione pubblica.
I trasporti sono quasi inesistenti. I servizi per i bagnanti mancano del tutto: nessun bagno pubblico, niente docce, perfino le passerelle per accedere alla spiaggia cambiano posizione di settimana in settimana perché scarseggiano.
Per non parlare della segnaletica nelle strade rurali, dei centri informativi turistici, delle aree ricreative e di svago. Qualcuno li ha visti?
E il wifi pubblico? Ci vuole una laurea in informatica per riuscire a connettersi…
Eppure a Menfi abbiamo la tassa di soggiorno.
Ieri sera in consiglio comunale il M5S è stata l’unica forza politica che si è opposta all’introduzione dell’imposta di soggiorno, approvata con 18 voti a favore e uno contrario (quello del nostro portavoce Giuseppe Corso). Dopo aver consultato alcuni operatori del settore e sentito il malcontento dei cittadini abbiamo rafforzato quelle che per noi erano già forti perplessità, e abbiamo chiesto all’intero consiglio comunale di fare un passo indietro.
Ma lo strapotere dei numeri ha avuto la meglio.
Tra le motivazioni della nostra contrarietà c’è anche il rischio che questa nuova tassa incentivi il turismo in nero, fenomeno purtroppo non poco diffuso nella nostra zona e che rischia di essere avvantaggiato a danno delle strutture regolari che dovranno applicare una maggiorazione (l’importo della tassa) alle loro tariffe con conseguenze sfavorevoli sulla competitività della loro offerta.
Nella delibera non è stata rimossa la presa d’atto che “l’entrata tributaria conseguente risulta essere indispensabile per assicurare gli equilibri del bilancio annuale e pluriennale”, con buona pace degli operatori turistici che, nella riunione con i capigruppo tenutasi la sera precedente, avevano ricevuto rassicurazioni circa la destinazione degli introiti derivanti dall’imposta di soggiorno.
Pur essendo contrari all’introduzione di questa nuova tassa controlleremo che la promessa di destinare i soldi per la creazione di servizi turistici venga mantenuta, nella speranza che tutto non finisca come per i parcheggi a pagamento, i cui introiti dovevano essere spesi per creare tali servizi, salvo poi essere stati dirottati altrove.