E’ proprio vero, la fiera dei luoghi comuni ha i cancelli sempre aperti. E il no “a prescindere” dei 5 Stelle all’Ars è il “re” dei luoghi comuni cresciuti all’ombra del Movimento. Peccato, pero, che questo faccia a pugni coi fatti, che, evidentemente, a volte, valgono quanto oggi una licenza commerciale dalle parti di via Roma: nulla o quasi.
Leggevamo l’altro giorno un pezzo su Live Sicilia – che, tra l’altro, accreditava il M5S come il gruppo più produttivo all’Ars – di come non fosse praticamente mai successo in due anni di legislatura che un membro del M5S cofirmasse (e figuriamoci votasse in Aula) un provvedimento presentato da deputati di altri gruppi. “Una coesione interna del gruppo – scriveva “Live” – che, se da un lato dimostra l’affiatamento dei 14 parlamentari dopo la ‘cacciata’ del vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, dall’altro li espone a una delle accuse più frequenti che gli viene rivolta: quella di dire sempre no a qualsiasi proposta, rimanendo praticamente sempre ai margini di Sala d’Ercole”.
Eppure, per la collega che ha scritto il pezzo, e per tutti i colleghi in genere, la verità era, ed è, a portata di click: una rapida incursione nel sito istituzionale dell’Ars avrebbe messo a posto le cose e restituito a Cesare quel che è di Cesare e ai lettori quel che è, o meglio dovrebbe essere, dei lettori: la verità.
Il Movimento 5 Stelle non solo ha cofirmato provvedimenti altrui, ma lo ha fatto spesso, e talvolta volentieri. Sempre che questi marciassero in direzione del bene comune dei siciliani, a prescindere da chi li proponesse.
Lo stesso, semmai, raramente è avvenuto a parti invertite. Le firme dei deputati di altri schieramenti in calce ad atti del Movimento sono frequenti come le sedute dell’Ars negli ultimi tempi o, se volete, come i provvedimenti azzeccati da Crocetta. Ma questo, probabilmente, non fa notizia. Per onor di cronaca è doveroso, quindi, sottolineare che i 14 deputati del Movimento hanno cofirmato svariate interrogazioni e interpellanze unitamente a 12 disegni di legge, 9 mozioni e ben 30 ordini del giorno, presentati da maggioranza, opposizione e perfino dal quel governo sfiduciato dal Movimento per ben due volte.
Il “no a prescindere”, tra l’altro, cozzerebbe con un altro degli inflazionatissimi luoghi comuni del primo scorcio di legislatura: quel “modello Sicilia” cavalcato dalla stampa fino a disarcionare la logica, per appioppare al Movimento il poco lusinghiero, e palesemente falso, appellativo di “stampella di Crocetta”. Considerazioni a parte, comunque, gli atti parlano. Se all’Ars c’è chi dice no, questo di sicuro non è Il Movimento 5 Stelle.
Tony Gaudesi
Uffico stampa M5S all’Ars