Il deputato saccense Matteo Mangiacavallo: “L‘ennesimo atto che toglie la maschera ad un governo schiavo delle lobbies di potere e sordo di fronte alle richieste dei cittadini”
Palermo, 14 gennaio 2015 – “E’ una storia, quella della privatizzazione dell’acqua in provincia di Agrigento, che nemmeno il conterraneo Luigi Pirandello avrebbe potuto scrivere meglio”. Così il deputato regionale M5s Matteo Mangiacavallo sull’ultimo atto che si sta consumando in queste ore. Il commissario straordinario del Comune di Licata, l’On Brandara, nominato dal presidente Crocetta, avallando le decisioni dei sindaci di Canicattì, Ravanusa e Grotte, attraverso un suo delegato, vota la consegna delle reti del consorzio Tre Sorgenti alla Girgenti Acque Spa. Il tutto, in pieno contrasto con un successivo atto di indirizzo dello stesso consiglio comunale licatese; circostanza questa che sarà oggetto di apposita interrogazione da parte del deputato Mangiacavallo. “ Privatizzazione dell’acqua, dunque, che nell’agrigentino non si arresta”.
“Crocetta non ci stupisce più. Non ci stupisce che dica qualcosa per poi smentirsi puntualmente, – aggiunge Mangiacavallo – e soprattutto, non stupisce se ai proclami della campagna elettorale faccia seguire fatti di indirizzo opposto. Infatti, grazie ad un suo commissario si completa l’ennesimo atto che toglie la maschera ad un governo schiavo delle lobbies di potere e sordo di fronte alle richieste dei cittadini. Non vengono traditi soltanto i suoi elettori ma anche tutti i cittadini siciliani, la stragrande maggioranza, che nel 2011 hanno votato SI al referendum pro acqua pubblica”.
“L’ennesima vergogna, l’ennesima incoerenza, – conclude il deputato M5s – che fa il paio a quella di commissariare i Comuni “ribelli” per consegnare le reti ad un gestore inefficace, inefficiente e non certo economico. Comuni, fra l’altro, legittimati alla gestione diretta da una legge votata dal parlamento siciliano. Non siamo alle comiche o davanti ad una barzelletta ma di fronte alla realtà dei fatti. Purtroppo per noi agrigentini, per noi siciliani”.