Interessati dagli atti parlamentari il reparto di cardiologia e il pronto soccorso dell’ospedale di Acireale, i centri diurni di demenza dell’Asp3 Catania. La deputata Cinquestelle Angela Foti chiede all’assessore Borsellino di intervenire immediatamente per salvare le strutture.
I Centri diurni demenze nei comuni di Acireale, Giarre e Paternò sono chiusi da più di un mese, i contratti di collaborazione dei professionisti che assicuravano i servizi erogati non sono stati prorogati né rinnovati causando un gravissimo disagio per i pazienti e le loro famiglie, protagonisti innocenti di una via Crucis iniziata il 7 gennaio scorso. Il reparto di cardiologia del P.O. di Acireale senza nessun posto letto viene aggregato al reparto di medicina generale; un’anomalia quest’ultima che si rileva solo nell’Asp 3 di Catania. Ed infine, una deficienza e decadimento strutturale che interessano l’ospedale S.Marta e S.Venera di Acireale, nonché una carenza ormai cronicizzata di personale, medico e paramedico.
Sono questi gli aspetti critici denunciati dalla deputata del Movimento 5 Stelle Angela Foti. Presentata una pioggia di interrogazioni all’Ars, la parlamentare acese Foti chiede all’assessore alla Sanità Lucia Borsellino di intervenire urgentemente. “Le lacune strutturali e di organico da troppo tempo si traducono nell’inefficienza al trattamento dei pazienti – afferma la deputata Cinquestelle – e degli operatori, stanchi di attendere che le promesse e le rassicurazioni diventino realtà”.
“Abbiamo bisogno di azioni concrete e risolutive urgenti, – continua Foti – per ridare continuità e solidità al delicato servizio erogato dai Centri diurni demenze. Al S. Marta e S. Venera di Acireale venga garantita la presenza H24 di infermieri, specialisti radiologi, cardiologi, chirurghi, ortopedici”. Per quanto concerne il reparto di cardiologia, la parlamentare avanza l’opportunità di disaggregare e rendere autonomi i reparti di medicina generale e cardiologia, assegnando quindi un numero congruo di posti letto per la specialità che per il momento non è adeguata alle necessità e agli standard previsti dalle rete per l’infarto miocardico. “Non è ipotizzabile – conclude – mettere in secondo piano la salute dei cittadini rispetto alle lungaggini burocratiche”.