Può una spesa di 196 mila euro avere un aumento di ben 300 mila euro? Con quale criteri sono state progettate la pista ciclabile e la relativa gara d’appalto?
E’ assurdo che un’amministrazione, che ha la pretesa di governare la città, non riesca neanche a portare a termine un percorso per i ciclisti e che si renda conto, a pochi giorni dalla consegna, che l’opera è carente di alcuni elementi essenziali.
Il progetto della pista lascia molto a desiderare in termini di sicurezza e mancano anche un cordolo di protezione e la segnaletica? Non ci sono problemi, si faranno altre gare e si elargiranno altri denari a nuove ditte: la giunta Bianco trova una soluzione a tutto, depauperando le già misere casse comunali.
La pezza che l’assessore alla Viabilità, Rosario D’Agata, cerca di mettere per giustificare le nuove spese, parlando di “un intervento di sistemazione in corso d’opera” e di “necessità di un finanziamento per creare aree di sosta”, è di una semplicità devastante. Non spiega e non aggiunge nulla.
La storia della pista ciclabile a Catania è solo l’ennesima dimostrazione della superficialità con cui, nella nostra città, si affrontano i problemi e si progettano i lavori e le gare. Alla luce di quest’ultima impresa dell’amministrazione, ci chiediamo in base a quali criteri di competenza vengano scelti i tecnici e i dirigenti che visionano le gare e se qualcuno riceverà un premio di risultato per l’obiettivo raggiunto.
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