“Fondi dati alle coop e scomparsi, mancati controlli, una voragine nelle casse dell’Istituto regionale per il credito alla cooperazione da 400 milioni di euro tra crediti non riscossi e contenziosi con il fisco. Ecco servito lo scandalo Ircac, un ente mangiasoldi, usato come bancomat dalla politica, governato da decenni da cuffariani e lombardiani e foraggiato con soldi pubblici, sottratti ai siciliani, finanziaria dopo finanziaria, magari per favorire coop e imprese degli amici degli amici”. Lo dice il vice presidente dell’Ars Giancarlo Cancelleri, dopo il blitz di stamane della Guardia di finanza negli uffici dell’Ircac e l’apertura di un fascicolo da parte della procura della Corte dei Conti. “Vogliamo trasparenza, pretendiamo un’operazione verità sui meccanismi di erogazione di finanziamenti da parte degli Istituti regionali di credito a partire dall’Ircac e per questo chiediamo la costituzione di una commissione parlamentare di indagine all’Ars per fare luce su quanto avvenuto e verificare responsabilità, che siamo pronti a denunciare agli organi competenti”, prosegue Cancelleri, che ha presentato un ordine del giorno per chiedere l’istituzione di una commissione parlamentare d’indagine sugli enti finanziari della Regione siciliana. “Tra i presunti grandi debitori dell’Ircac figurano persino coop turistiche, gestite da soggetti legati ad esponenti di spicco della politica siciliana, la stessa che continua a governare oggi la Sicilia” aggiunge il vice presidente dell’Ars, che annuncia anche l’invio di una missiva al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè per inserire l’ordine del giorno nel calendario dei lavori della prossima settimana, quando il Parlamento siciliano tornerà a riunirsi dopo la ‘pausa elettorale’.
“Torniamo a sollecitare la creazione di un istituto unico regionale da sottoporre con legge regionale al controllo e vigilanza della Banca d’Italia – conclude Cancelleri- L’Ircac finora ha dato soldi facili agli amici degli amici, senza poi recuperarli, negando di fatto la possibilità di accesso al credito alle imprese sane della Sicilia, che, senza santi nel paradiso della politica, vengono abbandonate e mortificate”.