“L’ambizione politica dell’allora deputato nello Musumeci e ora presidente della Regione Siciliana di tornare a elargire poltrone e indennità per le province, è naufragata miseramente. La riforma medievale da lui avallata, è andata a schiantarsi contro il muro della costituzionalità. Morale i siciliani hanno perso tempo e soldi”.
A dichiararlo sono i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars Valentina Zafarana, Giancarlo Cancelleri e Salvatore Siragusa in merito alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale alla legge regionale che disciplinava le elezioni nelle ex Province.
“Dopo la sonora bocciatura del Consiglio dei Ministri che ha impugnato mezza finanziaria varata dalla maggioranza, arriva questa ennesima certificazione di incompetenza e cecità politica. Per fare funzionare le ex province e gli importanti servizi che queste gestivano, bisognava mettervi dentro le risorse, non le poltrone. Nel nostro programma, abbiamo più volte ribadito che occorre lavorare sulla corretta applicazione delle norme statutarie attraverso la vera realizzazione di Liberi Consorzi tra i comuni, di diretta competenza politica dell’assessorato regionale agli Enti locali. Abbiamo parlato della necessità di una nuova governance del territorio non intesa nel modo tradizionale tipica delle vecchie province, ma secondo una nuova concezione che dia concreta realizzazione ai principi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione e con il mantenimento dei livello occupazionali”.
“La riforma – aggiungono i portavoce M5S All’Ars – deve essere basata in primo luogo sul taglio totale della parte politica ed i conseguenti costi e, in secondo luogo, su una redistribuzione accurata delle competenze, del personale, dei fondi e delle strutture per garantire ed incrementare i servizi essenziali. Per Musumeci ed una costola del PD della scorsa legislatura, servivano le poltrone. Musumeci e soci, sono andati a sbattere. Auguri a loro, mentre i siciliani pagano anche le spese di un ricorso, che si appellava ancora una volta – concludono – alla specialità dello statuto siciliano”.