La deputata Gianina Ciancio: “Grazie a un nostro emendamento, dal 2018 regolamentato il contributo alle associazioni”. De Luca: “Quello di Catania, ultimo di una serie di episodi gravi che screditano il mondo dell’associazionismo, ancora oggi fondamentale nella lotta alla mafia”.
Catania 30 ottobre 2018 – “Il sequestro preventivo di 37 mila euro, disposto dal GIP al presidente di un’associazione antiracket che opera nel Catanese, testimonia come ci avevamo visto giusto sulla regolamentazione dei criteri per ottenere il contributo annuale disposto dalla Regione Siciliana. Una nostra modifica alla legge regionale, infatti, ha di fatto reso molto più stringenti i requisiti di accesso al fondo regionale, legandoli alla reale attività di contrasto”. A dichiararlo è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Gianina Ciancio, che commentando l’arresto da parte delle Fiamme Gialle di Catania del presidente di un’associazione antiracket, torna a porre l’accento sulla modifica all’articolo 17 della legge 20 del 1999 voluta dal gruppo Parlamentare M5S all’Ars. “Per una volta – sottolinea Ciancio – la politica è riuscita ad arginare una prassi assolutamente discutibile. Il contributo alle associazioni antiracket, fino all’anno scorso, era infatti subordinato alla semplice iscrizione all’albo della prefettura che però da solo non garantisce che i beneficiari non lucrino sulle attività. In fase di discussione della legge di bilancio regionale, abbiamo interrotto questa prassi, legando i contributi alla piena e documentata operatività e correttezza delle associazioni”.
“Detti comportamenti – prosegue De Luca – non devono però screditare tutto il mondo dell’associazionismo, ancora oggi fondamentale per il contrasto alle mafie e per tale motivo le Prefetture devono operare il loro controllo in maniera sempre più pregnante e puntuale.
Colgo quindi l’occasione per invitare la Prefettura di Catania ad affrettarsi a pubblicare l’albo aggiornato delle associazioni antiracket e antiusura ormai assente dallo scorso maggio”.
“Nel fare un plauso, ancora una volta, agli inquirenti e alla magistratura che si sono occupati del caso – concludono i deputati – non possiamo non rammaricarci del fatto che simili episodi gettano fango sul buon lavoro svolto dalle tante associazioni impegnate sul territorio e che quotidianamente fronteggiano il fenomeno mafioso nelle sue più ampie sfaccettature.”