La deputata regionale gelese: “Troppi disagi al Vittorio Emanuele. La Direzione sanitaria chiude anche il pre-triage”.
“Ci è stato raccontato che dopo l’epidemia nulla sarebbe stato più lo stesso. La propaganda regionale da cui dipendono le scelte per la sanità, ci ha indicato il covid come elemento di rottura tra il prima e il dopo. Ora, visti i post sui social, le ripetute segnalazioni, le continue sollecitazioni fatte dai miei concittadini, sembra che il dopo debba essere peggio del prima.
Ho inviato a tutta la dirigenza sanitaria regionale e soprattutto al sindaco di Gela che è primo responsabile della salute dei gelesi, una nota con la quale denuncio alcuni fatti che testimoniano l’abbandono perpetrato ai danni dell’Ospedale Vittorio Emanuele di Gela”.
E’ quanto scrive la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Ketty Damante in una nota ufficiale inviata al sindaco della Città del Golfo e alle autorità sanitarie regionali e locali, segnalando i reiterati disservizi dell’Ospedale Vittorio Emanuele II di Gela. “Un paziente affetto da febbre che si rechi al Pronto Soccorso – spiega Damante – resta in promiscuità con altri pazienti per lungo tempo prima che si dia seguito al protocollo, ancora non ben bene identificato visto che dall’1 luglio non è più attivo il percorso pre-triage, per discernere se sia o meno infettivo, indicando il chiaro disinteresse della dirigenza verso ulteriori possibili contagi. Tra carenze organizzative e di personale chi si reca al Pronto soccorso ne ricava una esperienza traumatica, non all’altezza di un paese civile, già in momenti normali. Questo si aggrava nel caso arrivi un sospetto caso infettivo. In tale circostanza la carenza di organico dei vari reparti allunga a dismisura i tempi, rendendo la mancanza di separazione fisica tra coloro che si trovano al Pronto Soccorso, potenzialmente pericolosa.
In sintesi, ho chiesto che si spieghi ai cittadini quali siano le logiche che hanno consentito la chiusura del pre triage e perché ad oggi non risulta siano stati individuati percorsi alternativi, che pure tanto utili sono stati durante l’epidemia. Ma non solo. La riapertura del reparto di Malattie Infettive era stato possibile grazie al personale preso in prestito da altri reparti. Ora, dato che Gela non è più ospedale covid, il reparto di malattie infettive esiste ancora? E con quale personale? Il reparto di chirurgia deve continuare ad operare con soli 4 chirurghi?
E gastroenterologia deve continuare ad avere solo 2 medici, come avviene anche in Urologia? E del reparto di salute mentale, di cui i fatti di cronaca denunciano la tragica necessità, che ne è stato? Quale è il progetto complessivo per la sanità gelese? Cosa accadrà quando i medici non potranno più fare fronte al carico di lavoro dato da un bacino di almeno 124.000 utenti? Alcuni medici non hanno ferie da 2 anni. Quanto può continuare questo stato di cose? E tutto si riverbera inevitabilmente sul livello dei servizi agli utenti e dei tempi di attesa. O forse è proprio questo ciò che la Dirigenza ha in mente: arrivare al carico di rottura per poi dichiarare che la chiusura definitiva dell’Ospedale è inevitabile? Tutte domande alle quali vogliamo una risposta chiara e puntuale” – conclude la deputata gelese.