Ponte sullo Stretto? Per un’opera così impattante sarebbe giusto dare la parola a chi con questa infrastruttura avrà più a che fare, i siciliani e i calabresi: facciamo un referendum come fu fatto nel 2016 per le trivelle, ma solo dopo che sul ponte si avranno a disposizione i principali elementi per potersi esprimere, ossia un progetto di massima, ovviamente non esecutivo o cantierabile, per cui ci vorrebbero anni. Si mettano sul piatto costi, benefici, ricadute economiche per i territori e si faccia decidere ai cittadini, tenendo sempre presente, però che il ponte deve essere pensato come l’ultimo miglio, come punto finale di una rete di infrastrutture riammodernata e finalmente all’altezza di una società civile. Solo in quest’ottica avrebbe senso parlare di ponte.
Non accetteremo compromessi al ribasso e soprattutto non intendiamo acconsentire all’opera senza garanzie di un imponente e immediato investimento in opere e infrastrutture strategiche e di compensazione, atteso che in Sicilia troppe strade versano in condizioni pietose”.
Lo afferma Giovanni Di Caro, capogruppo del M5S all’Ars, a nome dei deputati 5 stelle di Palazzo dei Normanni.
“Questa storia del ponte – continua Di Caro – sta occupando spazi di dibattito pubblico esagerati, cogliamo comunque l’occasione perché la questione meridionale torni alla ribalta, ponendosi al centro dell’agenda 5 stelle nazionale. Non possiamo mancare l’irripetibile occasione di accendere un potentissimo riflettore sulla Sicilia e sul meridione in genere per colmare una volta per tutte parte dell’enorme gap infrastrutturale che storicamente separa il Nord dal Sud”.
“Altra cosa che ci preme evidenziare – aggiunge Di Caro – è che è intollerabile che ogni volta che si parla di ponte si associ ad esso la parola mafia. Non esistono strutture pubbliche importanti al Nord e mafiose al Sud, cerchiamo di sfatare una volta per tutte questi inutili e immortali luoghi comuni. La mafia non si evita, si combatte”.