“Presto novità in tutta la Sicilia. La Casta deve pagare”
Puntuali come le false lacrimucce a Pomeriggio 5, con le elezioni europee sono arrivati i manifesti: brutti, grandi e, soprattutto, abusivi. Non quanti quelli che hanno inondato le nostre città in occasione delle amministrative o delle politiche, ma sufficienti per imbrattare steccati, muri e palazzi. Gli stakanovisti dell’affissione, evidentemente, sono sempre in servizio permanente effettivo. A dispetto delle multe che dovrebbero piovergli sul groppone. Dovrebbero. Mai, infatti, come in questo caso, il condizionale è d’obbligo. Raramente ad un faccione abusivo sui muri, corrisponde un verbale. E questo grazie ad una vergognosa sanatoria che per anni ha graziato i politici scorretti (con micro versamenti a fronte di macro violazioni). Questa leggina, però, un paio di anni fa è stata cancellata e per i politici è sparito di colpo il paracadute. Le multe, però, a Palermo, non sono arrivate lo stesso. Colpa di un cortocircuito sull’asse polizia municipale-Prefettura che ha mandato in fumo migliaia di potenziali sanzioni. Di circa 9000 manifesti abusivi accertati nel 2012 – come ci ha scritto la polizia municipale, in risposta ad una nostra richiesta di accesso agli atti – nessuno sarebbe arrivato al capolinea e di conseguenza nessun politico sarebbe stato “accompagnato” alla cassa.
Una cosa che noi del Movimento non possiamo accettare. Non si capisce perché per un parcheggio in doppia fila il cittadino qualunque debba (giustamente) pagare la consequenziale multa e i politici debbano farla sempre franca.
Per questo abbiamo denunciato tutto alla Procura delle Repubblica e alla Corte dei Conti, mentre abbiamo chiesto le carte a tutti i Comuni della Sicilia per fotografare la situazione nell’isola.
Del caso si sono occupati i principali quotidiani, dedicandogli ampi spazi. Una cosa è certa non molleremo. E siamo sicuri che presto ci saranno delle novità.
È giusto che i politici nelle elezioni ci mettano la faccia, ma non sui muri. E, soprattutto, non in modo abusivo.
Giorgio Ciaccio