22 anni di menzogne, falsità, corruzione e depistaggi
Ventidue anni fa, in via D’Amelio a Palermo, un’autobomba, una Fiat 126 contenente circa 100 chilogrammi di tritolo, esplodeva uccidendo il Procuratore aggiunto del tribunale della città Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Manuela Loi, Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Il Meetup Grilli Aretusei intende onorare la memoria di questi Servitori dello Stato per NON dimenticare e mantenere “viva” la loro immagine e ricordare che la lotta e il contrasto alla mafia li ha condotti all’estremo sacrificio.
Ad oggi, per la strage compiuta in via D’Amelio, si sono celebrati ben quattro processi ma l’accertamento delle responsabilità e dei mandanti appare ancor oggi una chimera, una vana illusione.
Non essere riusciti a raggiungere una “Verità” sui colpevoli della morte del magistrato e dei suoi uomini “corrode” la democrazia e alimenta lo sconforto e la diffidenza dei cittadini nei confronti delle istituzioni che, attualmente, sono i sentimenti, predominanti nel nostro Paese.
Tra errori, false piste e dichiarazioni mendaci di pentiti inattendibili tese a depistare, abbiamo assistito impotenti ad un vergognoso spettacolo che a tutt’oggi non ci permette di identificare in maniera certa tutti i mandanti della strage.
La magistratura cerca di fare la propria parte, ma non è sufficiente, occorre che anche noi cittadini, mantenendo alta l’attenzione su questa vicenda e facendo le dovute “pressioni”, possiamo rappresentare lo stimolo affinchè, la politica e lo Stato, si decidano e si impegnino per pervenire ad un’autentica ricostruzione dei fatti.
Tuttavia, nonostante gli insabbiamenti ed un quadro investigativo complesso, in questi anni barlumi di luce e “sprazzi” di verità, faticosamente , si sono fatti avanti e ci hanno rivelato, non solo, i nomi di parte degli esecutori materiali dell’attentato ma anche di alcuni dei soggetti mafiosi che, probabilmente, hanno ordinato l’uccisione di Paolo Borsellino.
Appare altresì, estremamente fumosa e avvolta da un alone di mistero la collusione tra una parte deviata dello Stato e la mafia e si affaccia l’ipotesi, aberrante, di una trattativa tra quest’ultima e parte delle istituzioni con lo scopo di porre fine alla stagione stragista mafiosa che si era avviata con l’uccisione di Salvo Lima.
Tale “ipotesi”, oggi si palesa in una scellerata realtà confortata, purtroppo, da diversi riscontri e prove a carico di questa congettura macchiando di viltà, codardia ed infamia coloro che si sono resi responsabili di avviare un possibile “dialogo” fra lo Stato e la mafia.
Lo stesso Paolo Borsellino, dopo l’attentato al suo amico e collega Giovanni Falcone, ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita con la consapevolezza che la sua fine, per mano della mafia, fosse legata alla propria intuizione circa l’instaurarsi di tale trattativa a cui stava, strenuamente, cercando di opporsi.
Per onorare il testamento morale e l’azione di contrasto alla mafia, messa in atto da uomini di Stato come Falcone e Borsellino riteniamo sia nostro DOVERE innanzitutto, non dimenticare ma anche non permettere, attraverso i metodi e le forme previste dal nostro sistema Costituzionale, l’approvazione di leggi che indeboliscano la lotta contro la malavita organizzata nonché che attentino all’indipendenza della magistratura e alla capacità della stessa di decidere senza condizionamenti.
Unitamente a queste considerazioni, si rende necessario aggiungere che, per sconfiggere la mafia e l’illegalità occorre una classe politica che contrasti fermamente e senza alcuna reticenza le organizzazioni criminali a tale scopo siano da monito le parole pronunciate da Antonio Caponnetto recatosi a Palermo dopo la morte di Paolo Borsellino: “Paolo è morto servendo lo Stato in cui credeva, così come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora questo Stato, che essi hanno servito fino al sacrificio, deve dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia con la sua forza, sia con i suoi servizi. E’ giunto il tempo, mi sembra, delle grandi decisioni e delle scelte di fondo. Non è più l’ora delle collusioni, degli attentati, dei compromessi e delle furberie. Dovranno essere…uomini credibili, onesti, dai politici ai magistrati, a gestire, con le tue illuminate direttive, questa fase necessaria di rinascita morale”.
Solo attraverso una rinnovata e alta qualità della classe politica e delle istituzioni democratiche si avvierà un sempre maggior processo di crescita della coscienza civica e di fiducia nello stato di diritto che,consentirà, di porre fine al fenomeno mafioso e di liberarci dal suo “abbraccio mortale”.