In partenza pure una denuncia alla Corte dei conti. Il deputato regionale Ciaccio: “Vicenda assurda, pagata un’opera inesistente. Pretendiamo chiarezza”.
Un esposto alla Procura della Repubblica (già presentato) e uno in procinto di partire per la Corte dei Conti: sarà la magistratura a fare luce sulla vicenda della struttura in ferro montata e poi smontata in fretta e furia in piazza Titì Consiglio a Terrasini. Il Movimento 5 stelle ha infatti chiamato in causa la magistratura per accertare le irregolarità che hanno scandito la storia della copertura del mercato contadino che ha sollevato le vibranti proteste dei cittadini, che non hanno accolto con favore una struttura da molti bollata come “un pugno in occhio”.
Non è stato, però, soltanto il lato estetico a mettere in moto attivisti e deputati del Movimento. La struttura, infatti, non sarebbe a norma, visto che mancherebbe il fondamentale nulla osta della Sovrintendenza.
“Me ne sono accertato personalmente – afferma il deputato regionale Giorgio Ciaccio – nel corso di una visita all’ufficio periferico dei Beni culturali. Per quella assurda costruzione non c’era nessuna autorizzazione. La variante al progetto originario, necessaria per la costruzione era stata presentata dal comune il 5 settembre, a lavori abbondantemente iniziati”.
La struttura è stata successivamente smontata, ma questo non ha spento le polemiche, né la determinazione del Movimento che è motivatissimo ad andare fino in fondo all’assurda vicenda.
“Abbiamo scritto – dice Ciaccio – alla Guardia di Finanza, alla Direzione investigativa antimafia e presto invieremo anche un esposto alla Corte dei conti. Gli estremi per il danno erariale, infatti, sembrano esserci tutti. Come si può infatti pagare con soldi pubblici, quelli del Gal, un’opera inesistente? E come fa il Comune a rilasciare un’autorizzazione a costruire senza le necessarie autorizzazioni. Forse perché il dirigente del Comune è anche nella commissione dei Beni culturali. Giocare su due tavoli è inaccettabile, per questo motivo ho presentato un’interpellanza per la sua rimozione“.
“Sono troppi – conclude Ciaccio – i punti interrogativi in questa storia. L’unica certezza è che noi non allenteremo la presa”.