Presidente, se ne vada. Confezioni la prima azione degna del suo mandato e, domani, a sala d’Ercole, la consegni alla storia. Se pensa di venirci a sgranare il Rosario dei sui finti successi, non si presenti. Non ci propini la solita difesa d’ufficio del suo indifendibile operato. La peggiore rovina non sta negli errori che si commettono, ma nelle scuse con cui si tenta di nasconderli.
Se ne vada, presidente. Glielo chiediamo a nome di tutti i siciliani che l’hanno votata sognando il governo del cambiamento ed ora, disillusi e disperati, anelano solo al cambiamento del governo. Glielo chiediamo non per l’intercettazione incriminata e misteriosa, ma per quello che è accaduto dopo e, soprattutto, per quello che non è successo prima. Per le sue azioni e le sue mille omissioni. Per i suoi falsi annunci e i suoi veri fallimenti. Per il Muos, per Pace del Mela, per le discariche e i rifiuti, per la Formazione ed i precari, per i forestali, per Gela, Milazzo e Priolo, per le trivelle, per le partecipate, immortali ed immorali, per i mutui che ci ha regalato e per i contenziosi con lo Stato che ha generosamente cancellato.
Presidente, se ne vada. Per le Province, per l’esercito dei dirigenti che non ha appiedato, per la sanità, dove c’è tutto da sanare, tra insopportabili pressioni e vergognose raccomandazioni. Per l’autostrada, che a quasi quattro mesi dal crollo ha visto solo passerelle, ma nemmeno l’ombra di una ruspa. Per la scorciatoia di Caltavuturo che avete snobbato, dileggiato, perfino osteggiato, pronosticandogli nessun futuro e che invece, a tempo record, (ci dispiace per Lei), tra qualche giorno sarà inaugurata.
Se ne vada, Robespierre rivelatosi Re Mida al contrario, che ha distrutto tutto quello che ha toccato e compromesso quello cui si è avvicinato. Non tocchi più nulla, se non il foglio cui affidare le sue dimissioni. In questa Sicilia, dove è più facile che crolli un ponte che un governo, faccia il suo primo atto rivoluzionario, tolga le tende.
Se ne vada, presidente, ma lo faccia coi suoi piedi. Non permetta che siano i farisei del Pd a cacciarla dal Tempio. Non gli permetta di sventolargli il cartellino rosso sotto il naso solo per raccattare qua e là le ultime briciole di credibilità. Per loro, presidente, e per Lei, il tempo è comunque scaduto. Se ne faccia una ragione, nel futuro della nostra isola ci sono, sì, nuvoloni, ma anche 5 stelle. Tirare a campare, mentre c’è chi a campare non ci riesce proprio, è ingiusto e non serve a nulla. Se non ad affossare ulteriormente la Sicilia. Presidente, in nome dei siciliani, se ne vada.
3 commenti
Presidente che il suo partito la vuol fare fuori e che Lei stesso dice che chi la vuol fare fuori, politicamente, ha interesse nel malaffare fa inorridire. Dunque se rimane in carica lo rimane con l’appoggio di chi ha interessi diversi e personali. Già questo dovrebbe indurla a dimettersi e denunciare in modo circostanziato i fatti che sa. Questa è antimafia. Delle altre vicende non voglio qui parlare. So soltanto che il suo governo è fallimentare dal fallimento del Piani Giovani 452 milioni di euro evaporati per la maggior parte, alla presa in giro dei vincitori del ‘Click Day’ ai fondi europei persi per l’ammodernamento della rete stradale siciliana ai mancati fondi utilizzabili e mai richiesti per la conservazione dei templi di Agrigento. Nel frattempo sono intercorsi 37 assessori. Se un uomo onesto e amante della propria terra pur con tutta la buona volontà non riesce a migliorare la propria terra ma si attacca alla poltrona a tutti i costi come fa Lei sbaglia e molto. Lei Presidente sa benissimo che se Lei adesso lascia il prossimo governo sarà un governo 5 stelle e Lei nel suo intimo sa che è il bene della Sicilia. Abbandoni dunque il comando faccia indire nuove elezioni subito, adesso, lasci che chi la vuol fare fuori e che Lei stesso definisce interessati al malaffare, si Presidente lo lascia intendere chiaramente, non abbia il tempo di plagiare ancora una volta questo martoriata terra. Vedrà presidente un gesto in tal senso le farà guadagnare un seme nel viale dei giusti. Potrà diventare un albero l’albero di Borsellino.
Sicilia, terra martoriata dalla mala politica, dalla mafia e adesso dall’antimafia. Quell’antimafia esibita come attestato, come biglietto da visita su cui costruire carriere politiche, patente che autorizza la presa di potere di poltrone strategiche e ben remunerate, in nome della quale tutto si può e tutto è consentito.
Chi si fregia dell’onore di governare non dove mai giustificare i suoi fallimenti attribuendo la responsabilità agli altri, quando ci si mette in gioco, si è consapevoli delle difficoltà cui va incontro, non dice che la colpa è dei predecessori, si rimbocca le maniche e inizia a lavorare per costruire e porre rimedio ai mali passati. Sulla rivoluzione e sulla discontinuità ha impacchettato la sua campagna elettorale, scopriamo adesso che la sua non è stata rivoluzione ma involuzione.
Continua a ripetere che è stato eletto dal popolo, quale popolo? Solo il 13.9% dei suffragi, per colpa di divisioni altrui, degli ignavi che hanno preferito non esprimersi e di una legge elettorale che consente di avere un rappresentante con una mangiata di voti. Provi a fare ora un sondaggio e ne uscirà con le ossa rotte.
Vorrebbe i riconoscimenti dal suo partito per aver consegnato la Sicilia alla sinistra. Quella sinistra che predica bene e razzola male, quella sinistra che offende i suoi stessi ideali, quella sinistra che appoggia la macelleria sociale tradendo se stessa, quella sinistra che ha la grande responsabilità di non staccare la spina a un’agonizzante e ingombrante figura.
Tutto questo, presidente, non ha nulla a che fare con le intercettazioni ed è del tutto inutile che starnazza urlando al golpe, alle congiure, scomodando mafia, poteri forti e massoneria, per questo se la prenda con il suo fuoco amico, anzi lo ringrazi per avergli confezionato con un bel fiocco regalo questo capolavoro, è solo riuscito a dare nuova linfa e vigore al grande bluff facendo passare in secondo piano la totale inadeguatezza, improvvisazione, incapacità, paralisi e distruzione del peggiore governo della storia siciliana ed è riuscito a farlo parlare di sé con grande soddisfazione del suo ego nel monopolizzare l’attenzione mediatica nazionale, non c’è che dire. Sappia che i siciliani non lo vogliono più, non per le intercettazioni fantasma ma per la sua azione politica deleteria e insignificante! L’onestà e la morale si dimostra non solo rispettando la legge ma soprattutto nei comportamenti e nelle scelte di chi si mette in gioco per rappresentare e fare il bene del popolo. Non c’è nulla di onesto e morale nel provocare la povertà a chi indegnamente si ha la pretesa di rappresentare..
Annuncia un suicidio mai avvenuto, ma ha l’idea di quanti siciliani si sono suicidati e tanti altri che hanno pensato di farlo ma per pudore non l’hanno neppure detto? Lei non conosce la disperazione vera, quella che soffoca e che non ti fa vedere nessuna via d’uscita, di chi in quest’atto estremo crede di trovare la soluzione e porre fine alla sofferenza, all’umiliazione, al senso di fallimento di padre, marito e uomo, alla dignità calpestata e fatta a brandelli. Non mi permetterei mai di sottovalutare il sentimento di buio e sconforto che ha provato come uomo ma il suicidio, presidente, è roba seria e delicata per poterne parlare con leggerezza.
Presidente, se la stessa veemenza, se pur a tratti isterica, vittimistica e patetica, con la quale si autoproclama, si autodifende, si autoassolve, si autogiustifica l’avesse utilizzata per risolvere i problemi dei siciliani, la Sicilia avrebbe un grande presidente ma è riuscito nel capolavoro di mettere all’angolo chi lo nutre, se la cacciano per loro è la fine, se se lo tengono è la fine uguale.
In quella che avrebbe dovuto essere una resa dei conti e che avrebbe dovuto portare a ciò che sarebbe stato naturale, a parte qualche distinguo, qualche singola nota intonata in mezzo ad un’orchestra sconnessa e scomposta, abbiamo assistito all’ennesima sceneggiata condita da parole vuote e inutili, intrisi di ipocrisia, finzione e doppiezza. Crocetta si dichiara un combattente che vuole morire sul campo di battaglia ma quello a cui abbiamo assistito non è neppure un surrogato di un campo di battaglia, è solo un’accozzaglia di elementi indistinti del quale uscirà sempre vittorioso, dove i soldati sono solo dei mercenari che barattano il bene del popolo con fini squisitamente personali. Evviva la Sicilia.
Aggiungo che trovo assolutamente miserevole celarsi dietro le riforme e dietro la soluzione dei mille più uno problemi che ha la Sicilia per tenere in piedi un governo che ha aggravato gli stessi mille problemi più uno. Con queste motivazioni non mollano la poltrona e con altrettante motivazioni, in futuro non troppo breve ahimè, si faranno la campagna elettorale. Un’accozzaglia di figuri che cavalcano l’onda del malessere causato, se non del tutto (non scordiamoci l’agire dei passati governi) in buona parte da essi stessi.
Vada via presidente, lasci spazio a chi è capace e ha a cuore il bene dei siciliani e le assicuro che sarà sempre tardi, ci vorranno molti anni per ritornare al disgraziato giorno del suo insediamento e da li sperare in un miglioramento, i danni sono incalcolabili e per molto tempo piangeremo le conseguenze della sua scellerata azione. Di tutto aveva bisogno la Sicilia in questo particolare momento di crisi profonda ma di certo non di lei.
Se ne vada !Ma dove ?