Per i deputati del Movimento 5 Stelle all’Ars, così come è arrivata al traguardo la norma è un pastrocchio. “Persa l’opportunità per l’affermazione del nostro Statuto. Unica nota positiva la fine dell’agonia per i dipendenti”
Il gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle all’Ars ha detto no alla legge che istituisce i liberi Consorzi, arrivata al traguardo completamente raffazzonata e completamente diversa da quella in cui credeva il Movimento.
“L”unica nota positiva della legge – dicono i deputati – è la fine dell’agonia per i dipendenti. Per il resto è quasi tutto da censurare. La discussione del disegno di legge è partita male sin dalle prime battute, quando la maggioranza di governo ha deciso di disegnare la geografia dei liberi consorzi secondo lo schema delle ex province. Sei liberi consorzi e tre città metropolitane al posto delle nove ex province. E a peggiorare la situazione è stata la norma con la quale si è stabilito che i confini delle città metropolitane coincidessero con quelli delle ex province. Città metropolitane che lungi dal limitare i propri confini con quelli stabiliti dal DPR del 1995 all’area metropolitana mettono insieme pezzi di territorio che già non avevano nulla in comune, quando erano contenuti negli stessi confini delle province, e che a maggior ragione mal si sposano con le ragione dell’istituzione di una città metropolitana. Anche in questo contesto l’istinto di conservazione ha prevalso su quello dell’innovazione”.
“Paradossale – dicono i deputati – appare, peraltro, la condizione posta per l’adesione alla città metropolitana di Catania dei comuni di Gela, Piazza Armerina e Niscemi, che nonostante un referendum popolare, dovranno confermare la loro volontà di permanervi, solo se una delibera del consiglio comunale ratificherà positivamente la volontà già espressa dai cittadini. Ecco, dunque, i giochi politici che il MoVimento, aveva tenuto fuori dalla porta, attraverso l’approvazione della norma che a suo tempo impose sul referendum, adesso rientrano dalla finestra. I giochi politici ora li faranno i soliti partiti al chiuso delle stanze di un consiglio comunale, dal quale dipenderà la sorte di comunità molto grandi come quelle, per esempio, di Gela”.
Numerososissime, secondo i deputati, sono le falle di questa legge. “Perché tanta paura da parte dei deputati regionali nei confronti dei Sindaci? Perché tutta questa opposizione alla trasformazione di un ente di area vasta da ente gestore di servizi a ente erogatore di servizi, secondo i principi basilari di sussidiarietà e coordinamento degli enti stessi? Perché reintrodurre le indennità se doveva essere svolto tutto a titolo gratuito? Quando il governo deciderà di rimpinguare le esigue risorse destinate ai lavoratori delle ex province? Sono tutti interrogativi, cui questa legge, fatta ed approvata solo per dare un senso ad una maggioranza che non esiste più, non dà risposte”.