Presidente Consiglio dei Ministri
Presidente Regione Siciliana
Sindaco Termini Imerese
Termini Imerese, in questi anni, è stata travolta da una fortissima crisi economica e occupazionale dovuta, in gran parte, alla chiusura dello stabilimento Fiat e dell’indotto ad esso connesso.
In passato Termini Imerese ha guardato all’area industriale, e alla FIAT in particolar modo, come unica fonte di sviluppo; il resto del territorio e delle sue preziose risorse avrebbe potuto, quindi, essere del tutto abbandonato.
Il contatto con la società civile e con gli operatori locali ha evidenziato come ormai la stessa cittadinanza consideri chiusa l’epoca in cui la FIAT e l’industria erano considerate le uniche risorse del territorio a Termini Imerese.
La crisi economica che ha investito il territorio ha portato con sè conseguenze devastanti: da anni, ormai, centinaia di persone si trovano in cassa integrazione, in attesa che avvenga quel rilancio industriale ed economico di cui tanto si è parlato ma del quale non c’è, ad oggi, alcuna traccia. Ciò ha indotto gran parte dei cittadini termitani a rivedere la propria idea di sviluppo economico legato al territorio, il quale non può più essere strettamente legato all’industria, che è ormai morta, dovendo necessariamente trarre linfa vitale dalle preziose risorse naturali e architettoniche che il territorio possiede: mare, litorale, beni culturali, terme.
Nelle ultime settimane, inoltre, è stata palesata da Enel l’inefficienza, sotto un profilo economico e tecnico, della centrale termoelettrica di Termini Imerese, la quale, a ragion veduta, è stata inserita nel gruppo delle 23 centrali italiane che si avviano alla chiusura. La stessa centrale che più volte è stata elevata a simbolo di un territorio ad alta vocazione industriale. Peccato che si tratti di un territorio che si affaccia sul mare e che si estende su una costa lunga ben 8 km, la quale appare ad oggi devastata a causa delle ingenti quantità di cemento e acciaio riversate sulla stessa nel corso di decenni di sfruttamento scellerato.
Questa petizione ha un unico obiettivo: ridare un’opportunità al territorio termitano, attraverso nuove e diverse occasioni di sviluppo che prevedano il pieno coinvolgimento della comunità e che restituiscano ai cittadini le redini del proprio destino.
A tutte le famiglie dei lavoratori ex Fiat e indotto, a tutte le famiglie segnate da lutti per le malattie dovute ad inquinamento, a tutti i commercianti, a tutti gli artigiani e i cittadini che a qualunque titolo hanno subito, loro malgrado, la presenza ingombrante della grande industria, vogliamo porgere la nostra solidarietà, la nostra partecipazione alle loro apprensioni e alle loro speranze, e la nostra convinta fiducia in un futuro dove lavoro e salute non saranno più diritti in conflitto, e nessuno di noi sarà più costretto a temere né la morte per tumore né la privazione per disoccupazione.
La storia di tante città europee, riconvertite con successo dall’industria allo sviluppo sostenibile e al turismo, ci dà fiducia e ci induce a ritenere che anche a Termini Imerese sia possibile un futuro virtuoso, dove la ricchezza naturalmente posseduta dalla nostra terra possa trasformarsi in lavoro per tutti e non solo in profitto per pochi eletti.
In questo momento ci troviamo di fronte ad una occasione storica che non possiamo lasciarci sfuggire, una pagina bianca da scrivere con fiducia, attraverso la quale la nostra comunità cittadina potrà finalmente tracciare in piena libertà la propria storia, scommettendo su un patrimonio fatto di competenze, dignità e coraggio, di cui i termitani hanno dato ampia prova nell’età dell’industria, che finalmente è giunta alla sua inevitabile conclusione.
La scarsa attenzione alle tematiche ambientali ci ha condotto a gravi emergenze ancora in corso. Chiediamo, quindi, una seria assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni locali e regionali e del Governo nel sostenere il processo di riconversione e bonifica, necessario per restituire quei territori alla loro reale e naturale vocazione: turistica, agricola, commerciale e culturale. I principi che ci guidano sono semplici e chiari: chi inquina paga, il lavoro e la salute sono diritti costituzionali che lo Stato deve impegnarsi a garantire.
Chiediamo che coloro i quali in questo periodo buio hanno perso il lavoro, indi la dignità di padri di famiglia, vengano coinvolti nei progetti di bonifica del territorio. Occorre trasformare il nostro territorio in un centro di eccellenza della riconversione industriale.
L’industria del turismo è un settore chiave dell’economia europea, che genera oltre il 10% del PIL dell’UE e impiega 9,7 milioni di persone e coinvolge 1,8 milioni di imprese. Il turismo contribuisce ad incrementare il lavoro e il progresso regionale, incentivando lo sviluppo sostenibile e valorizzando il prezioso patrimonio naturale e culturale di cui siamo in possesso. Scommettere sul turismo sostenibile significa tutelare le nostre bellezze naturali e garantire il benessere dei nostri cittadini.
Vogliamo riappropriarci del nostro futuro, e quello che accadrà dipenderà solo da noi. Un’altra Termini è possibile!