Il primo cittadino convocato in audizione in commissione antimafia all’Ars per la questione rifiuti in Sicilia. “Le battaglie di legalità si fanno con gli atti concreti e non con le frasi ad effetto” Il deputato regionale Siragusa: “Chi pensava furbescamente di utilizzare la Commissione per mettere in discussione l’operato di Patrizio è stato smentito”.
“Ci sono state infiltrazioni mafiose, il prefetto attui le misure per lo scioglimento del Coinres” Il sindaco d Bagheria, Patrizio Cinque, chiede al prefetto di Palermo di mettere in atto tutte le azioni di sua competenza per sciogliere, per infiltrazioni della criminalità organizzata, il consorzio che si è occupato della raccolta dei rifiuti in 21 Comuni della provincia di Palermo.
Patrizio Cinque durante la sua convocazione di ieri in commissione antimafia all’Ars sulla questione della gestione dei rifiuti in Sicilia analizza le cause che hanno portato alla creazione di un Consorzio che dalla sua origine non era in grado di garantire la raccolta dei rifiuti. “La convocazione in Commissione – dice il deputato M5S Salvatore Siragusa – non era altro che una operazione politico-mediatica miseramente fallita, che mirava a mettere in discussione l’operato del nostro sindaco riguardo alla gestione dei rifiuti. La verità è che Bagheria pulita, in tutti i sensi, dà fastidio a qualcuno. La città, da quando c’è l’amministrazione M5S, non ha più le strade piene di rifiuti e le gente se n’è accorta. Un po’ meno la stampa, che fino a qualche tempo fa non perdeva occasione per realizzare reportage tra cassonetti stracolmi e sacchetti accatastati ogni dove”.
Cinque ha ufficializzato ieri la sua decisione ai commissari.
“Sono convinto – dice Cinque – che le battaglie di legalità si facciano con atti e prassi amministrative e non con frasi ad effetto nel corso delle commemorazioni, perché gli uomini e le donne che commemoriamo hanno agito e non si sono limitati a parlare”.
Le disfunzioni del Coinres erano già note nel 2008 al sindaco pro tempore Biagio Sciortino e al Presidente del Consiglio Daniele Vella, partito democratico, attraverso una nota inviata al Comune di Bagheria in cui venivano sottolineate le deficienze della gestione dei rifiuti del consorzio a causa del personale non qualificato e dei mezzi fatiscenti, con il Coinres che continuava ad operare assunzioni pur in assenza di risorse economiche. Un paio di anni dopo calcava la mano anche la commissione parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: nell’ottobre del 2010 la commissione sottolineava che “..Gli Ato della provincia di Palermo, ma in realtà il discorso può essere esteso a tutto il territorio siciliano, si sono trasformati in strutture estremamente burocratiche, gestite senza alcun criterio di efficienza, ed utilizzate viceversa quasi esclusivamente per creare posti di lavoro (in realtà privi di qualsiasi utilità e fonte esclusivamente di costi), per gestire le assunzioni e, più in generale, per creare clientele. Sono stati registrati diversi casi di assunzioni di persone legate alla criminalità organizzata”….
Tra le carte della Commissione parlamentare di inchiesta sono rintracciabili le dichiarazioni del sostituto procuratore che nel 2010 si occupò del processo sulle illecite assunzioni nel consorzio (che racconta di assunzioni senza evidenza pubblica) e quelle del prefetto e del questore dell’epoca che sono spie di possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel consorzio.
Tutto questo però è rimasto lettera morta: nessun provvedimento è stato mai messo in essere né dagli organi che hanno gestito il Conres, né dalla classe politica.
“Noi – sottolinea Cinque – non abbiamo scelto di nascondere la testa sotto la sabbia. Abbiamo scelto di fuoriuscire dal Coinres pur essendo ossequiosi della norma che prevede la salvaguardia dei livelli occupazionali. Nel 2010 una relazione della Commissione Antimafia fece emergere che tra le persone assunte nel consorzio vi fossero soggetti affiliati a Cosa nostra o in qualche modo legati ad essa. Per queste persone non sono neppure stati attivati i processi di licenziamento e in qualche modo hanno influenzato il regolare svolgimento del servizio. Tutto questo a fronte dell’impassibilità della politica che si è soltanto limitata a fare qualche plauso alle forze dell’ordine in occasione delle operazioni che hanno mandato in carcere alcuni di questi personaggi. Anche per questo motivo sto chiedendo alla Procura di avviare le indagini sulle responsabilità gestionali e politiche di chi ha amministrato e ha consentito tutto questo”.