Il deputato Giorgio Ciaccio dopo l’audizione di oggi all’Ars: “Lo stesso dottor Candela si è limitato a scaricare le colpe a terzi. Un deputato avvocato presente alla seduta, esaminando le carte, ha detto che in tribunale il dirigente verrebbe condannato oltre ogni ragionevole dubbio. Il caso potrebbe essere solo la punta dell’ iceberg. Sia fatta una indagine a tappeto in tutto il pianeta sanità”. La vicenda sollevata dalla Cimo.
“Carte di una chiarezza estrema, Noto non ha i titoli per fare il direttore sanitario. Nemmeno l’Asp lo ha difeso. Abbiamo presentato un esposto in Procura”.
Il M5S alza il tiro sul caso del dirigente apicale della Asp 6, che secondo il Movimento non è in possesso dei titoli indispensabili per fare il direttore sanitario dell’azienda sanitaria.
“Se avevamo un minimo dubbio – dice Giorgio Ciaccio – oggi ce lo siamo tolto. Quanto emerso oggi in audizione è di una chiarezza abbagliante. Le carte prodotte dal sindacato Cimo, che ha sollevato il caso, sono più che convincenti, tanto da far dire ad un deputato avvocato presente alla seduta, che in tribunale Noto sarebbe condannato al là di ogni ragionevole dubbio. Lo stesso direttore generale dell’Asp Candela non lo ha difeso, si è limitato ad affermare di averlo solo ritrovato tra gli idonei, e di avere ribadito una decisione presa dall’ex commissario dell’Asp. Tutti conoscono la questione, è ora che vengano presi provvedimenti. Abbiamo presentato un esposto in Procura, se non saranno le istituzioni a farlo, sarà la magistratura ad agire. Noto comunque, oltre che rimosso, va cancellato dall’albo e deve essere oggetto di provvedimento disciplinare”.
Sulla vicenda il Movimento aveva presentato una interrogazione all’Ars, indirizzata al presidente della Regione Crocetta e all’assessore per la Salute Gucciardi.
L’atto dei deputati del Movimento mira a far luce anche sui compensi erogati dall’Asp 6 al medico, a seguito di accordi transattivi per il riconoscimento delle somme correlate allo svolgimento dell’incarico provvisorio di coordinatore delle unità afferenti alla direzione generale per un totale di circa 45 mila euro.
“Il caso Noto – sottolinea Ciaccio – potrebbe essere la punta dell’iceberg di un sistema diffuso. Vogliamo che sia fatta una indagine a tappeto per la ricognizione dei titoli”.