Dopo l’episodio i deputati Cinquestelle hanno abbandonato i lavori della commissione Bilancio dell’Ars
“Ci sono troppi interessi per i pochi soldi a disposizione e questo evidentemente sta facendo saltare i nervi a qualcuno”.
Il M5S all’Ars commenta in questo modo “la vergognosa e immotivata aggressione” di questa notte a Ciaccio in commissione Bilancio da parte dell’onorevole Panepinto.
“Un atto incivile e gravissimo – dicono i Cinquestelle– che non può passare inosservato. Chiederemo ad Ardizzone la sospensione del deputato, come previsto dal regolamento. Il decoro del Palazzo va misurato con la civiltà dei comportamenti e degli atteggiamenti, non certo con i centimetri delle cravatte che si è costretti ad indossare da queste parti”.
Panepinto si è scagliato contro Ciaccio, afferrandolo per un braccio, dopo essere salito sui banchi della commissione. Solo l’intervento dei presenti lo ha fermato.
“E’ stato – dicono i parlamentari Cinquestelle – l’episodio clou del clima di nervosismo che ha caratterizzato le sedute della commissione, che ha proceduto a rilento e secondo i tempi dettati dalla maggioranza, senza rispetto delle persone e dei tempi fissati dalla presidenza. Abbiamo aspettato in continuazione, per ore, i loro comodi e i continui rinvii, determinati, evidentemente, dalla ricerca di un possibile accordo per spartirsi, con emendamenti da quartiere, le esigue risorse. La responsabilità del Pd, che ha ormai commissariato Crocetta – grande assente ai lavori – è ormai palese. Con l’ingresso dei molti cambiacasacca, imbarcati negli ultimi mesi, si è trasformato nel partito dei mille interessi personali”.
Che gli animi fossero tesi si era capito già ieri, quando alla richiesta di una conduzione più obiettiva della seduta, sono volati insulti nei confronti del M5S.
Dopo l’ultimo episodio il gruppo Cinquestelle ha abbandonato i lavori.
“Daremo battaglia in aula, anche perché questa disastrosa finanziaria, come sempre, serve solo a mettere qualche toppa qua e là, senza dare nulla di veramente concreto ai siciliani, in attesa delle riforme che il governo promette sempre, ma solo a parole”.